Dono&Vita - Settembre 2022 "Violenza di genere"

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L’INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE: INIZIAMO A “GUARIRE” GLI UOMINI Numero 3 - settembre 2022 - Periodico trimestrale di Informazione e Promozione di Avis - Associazione Volontari Italiani Sangue del Veneto e Abvs - Associazione Bellunese Volontari Sangue. Scarica anche in formato PDF su https://issuu.com/donoevita e visita la nostra pagina facebook per le notizie in diretta: https://www.facebook.com/donoevita Pubblicazione TrimestraleRegistrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 XLVn.3settembre 2022Poste Italiane s.p.a.Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 NE/PDIscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97Tiratura e diffusione: 90.000 copie

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DONO&VITA02

SOMMARIO

TIRATURA

CURIOSO DEL VENETO

Presidente Avis Regionale

e

Direttore

Beppe

Vice

Rossato -

Valentina Calzavara - v.calzavara@avis.it Redattori responsabili per le provinciali AVIS-ABVS BELLUNO: Nicola De Toffol, PADOVA: Roberto Sartori; ROVIGO: Gianluca Munegato, Giovanni Chioldin; TRE VISO: Andrea Nardo; VENEZIA: Fabio Reggio, Massimi liano Bonso, Giorgio Brunello VERONA: Paola Silvestri, VICENZA: Giovanni Vantin, Giuseppe Sciessere.

In

Collaboratori redazione: Giovanni Lenzo, Dario Piccolo, Manuela Fossa, Silvano Vello; Nereo Marchi, Mario Lap pa, Bernardino Spaliviero Domenico Rottari, Francesco Magarotto, Roberto Rondin.

Hanno collaborato a questo numero: Gianpaolo Trevisi, Segreteria Assessorato Sanità Regione Veneto, Giovanni Lenzo, Ufficio Stampa Avis Nazionale, Mauro Favret, Silvia Barbon, Vania Paleari, Franco Bene detti, Maurizio Dino, Bruno Cogo, Studio “Il Volo” Verona, Mauro Vittorio Quattrina.

Contributi

Dono&Vita Anno XLIII- n° 3 - settembre 2022 Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue
E DIFFUSIONE: 90.000 copie Distribuzione gratuita ai soci Avis-Abvs del Veneto e alle 3.400 sedi Avis comunali, provinciali, regionali in Italia. Editore - Segreteria - Amministrazione AVIS Regionale via Ospedale, 1 - 31100 Treviso tel. 0422 405088 - avis.veneto@avis.it REDAZIONE Via Ospedale, 1 - 31100 TREVISO - tel. 0422 252892 Cell. 335 6804120 e-mail: redazione.dono-vita@avis.it
Veneto
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m.rossato@avis.it
redazione:
fotografici: Archivio Beppe Castellano, Gior gia Stocco, Leonardo Castellano, Studio “Il Volo”Idea Grafica: Elena Fattorelli - Luca Mirandola - Verona Impaginazione, ottimizzazione immagini: Art&Media-Castelfranco Veneto (TV) Stampa: Elcograf - Verona Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR) Chiuso in redazione il 26 settembre 2022. Il prossimo numero uscirà a dicembre 2022. IL MATERIALE VA INVIATO IN OGNI CASO ENTRO IL 15 novembre 2022. Lettere e interventi vanno inviati, firmati, a: REDAZIONE DONO&VITA, Via Ospedale, 1 31100 TREVISO - mail: redazione.dono-vita@avis.it
EDITORIALE / Vanda Pradal / 04 Racconti di fatti ed esperienza, non solo Avis: Dono&Vita PAGINA DIRETTORE / Beppe Castellano / 05 Calma e gesso, prima di scrivere. Ma anche dopo aver letto INCHIESTA - VIOLENZA DI GENERE 06 Violenza, le tante facce: “Lo è pure usare parole sbagliate” 08 I Centri antiviolenza in Veneto: dove rivolgersi 10 La riabilitazione dei “maltrattanti”, liberarsi dalle radici 12 Analfabeti emotivi, col maschilismo miscela esplosiva 14 Vademecum di autodifesa, dal 1522 al... palmo della mano 15 “Vecchie” e nuove forne di violenza ATTUALITÀ TRASFUSIONALE 16 Il Veneto regge nonostante tutto, ma dalle parole ai fatti... COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 18 “Donatori per la Pace” per Ucraina e Afghanistan TES: IL PUNTO SULLA RICERCA 20 Speranze per la cura dell’Emofilia dalle cellule staminali IL BELLO E
23 Malcesine, Brenzone, Trimelone: un’Avis, due comuni e “L’isola che c’è” 24 L’isola che non c’era, ora tornerà a “essere” CONVEGNI REGIONALI 26 Costruiamo assieme comunità solidali, da Nebbiù gli “attrezzi” LA RUBRICA 27 Una vita sempre più “virtuale, ma sempre più avulsa dalla realtà GIOVANI/SCUOLA 28 Servizio Civile: “quella giovane dozzina” 29 “Nuove stelle all’orizzonte”, Avis e Iusve Venezia: progetto comune IMPRENDITORI E AVIS 28 Baseggio (Treviso), Riello (Verona), Carraro (Padova) CRONACHE ASSOCIATIVE 32 Aattività Provinciali da Padova, Treviso, Castion (BL), Ceneselli (RO) Bassano del Grappa (VI), Codogné (TV), Terrossa-Roncà (VR), Belluno, Ca stelfranco Veneto (TV), Mestre, Malo-Monte di Malo (VI), Rovigo, Arsiero (VI) Visome-Castoi (BL) SPORT & AVIS 42 Trento-Roma 800km in bici - Treviso al “Run forl Children” 43 Ariano (RO) in festa per sport e scuola - Sedico (BL) 70° su due ruote 44 Dal Tempio a Seregno una fiaccola “attraversando” le Avis TEMPIO DEL DONATORE 46 il cristo del XVI secolo torna al Tempio a inizio 2023. Video del restauro 47 Per 15 giorni la mostra conclusiva di “All for me” ospitata al Tempio

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.”

Racconto di fatti ed esperienze, non solo della vita associativa: Dono&Vita

Un filo sottile, ma estremamente pre zioso. Una filatura speciale non cer to meccanica. E poi una trama e un ordito costruiti con cura. Così mi immagino il nostro periodico Dono&Vita e la sua funzione di tenere insieme i racconti delle esperienze che riguardano la vita associativa, ma anche la vita in genere.

Come un filo. Che serve a comporre la tra ma e l’ordito della nostra storia. E mentre su di essi scivola il racconto appare davanti a noi un tessuto che si fa custode della nostra identità e della nostra cultura associativa.

È importante custodire le esperienze per ché con esse si conserva il pensiero che le ha condotte, la spinta che le ha motivate, il valore che le ha ispirate. Le persone hanno bisogno di raccontarsi, soprattutto ad amici cari, a persone fidate. Nel raccontarsi trovano con ferma di sé o possibilità nuove di cambiamen to. Ritrovano i tratti fondamentali della propria identità ed al contempo gli obiettivi veramente importanti che vogliono perseguire.

Così è anche per un’Associazione. Ha un bisogno fondamentale di dire ai suoi compo nenti - e a quanti sono ad essa veramente in

teressati - qual è il percorso che sta facendo, quale significato si nasconda dietro ai fatti e alle cose realizzate, qual è il progetto.

Ecco la sfida che mi permetto di lanciare per il numero che state per leggere.

Vi invito a cogliere, dietro le tante esperienze che troverete raccontate, lo stile ed il progetto.

Lo stile parla dell’abito che l’associazione veste nello svolgimento del servizio che le è proprio. Il modo con cui gestisce i rapporti in tra ed extra associativi, il modo con cui i valori associativi si incarnano nei volontari diventan do poi un vero e proprio stile di vita.

Il progetto è l’organizzazione che abbiamo deciso di dare alle nostre azioni per consegui re il nostro scopo: le donazioni.

Sono fermamente convinta che nella ricerca che vi ho appena invitato a condurre possiate trovare uno stile che riflette l’etica del dono e della vicinanza solidale a chi è più fragile e nel progetto la sua traduzione concreta e la sua misura. Spero poi che, anche in questo tempo che continua a portare con sé tante difficoltà, la misura continui a essere indicatore dell’at tenzione effettiva che manteniamo verso chi sta male e ha bisogno di noi.

Bella vero? La frase qui a sinistra de scrive, a chi sa leggerla, ciò che pro vavano - e provano tutt’oggi russi e ucraini - i soldati in prima linea. A combat tere, uccidere e farsi uccidere - a volte senza neppure sapere perché - da un nemico “altro da noi”. Sembra un “tweet”, vero? Un veloce pensiero affidato al vento, o alla tempesta, di uno dei tanti nostri social che ci portiamo in mano e in tasca con il nostro smartphone.

Facile, no? Qualche parola, 140 caratteri spazi compresi e oggi diventi “virale”. Pecca to che Ungaretti, padre dell’Ermetismo e dei pensieri “brevi”, prima di formularli, prima di arrivare al nocciolo della questione scavasse a fondo. Prima in se stesso, poi nell’uso delle parole, scegliendo le più adatte, le più appro priate, le più intense e di sostanza. Parole po tenti che potessero essere fissate nella mente e, soprattutto, nel cuore.

DONO&VITA04 EDITORIALE
Calma e gesso, prima di scrivere, ma anche dopo aver letto. O no?

E come lui, prima di lui e dopo di lui, furo no e - oggi raramente - sono i grandi poeti, i grandi scrittori, i grandi pensatori. Pensatori. Strana parola è oggi in un mon do sempre più frenetico, sempre più veloce, sempre più accavallato di notizie e di nozio ni. Il nostro mondo di messaggi che si sus seguono continuamente. Pensiamo a Wha tsApp, Telegram, Skype, Twitter, Istagram e le mille altre App che trasportiamo in tasca ogni momento.

Quelle che “vibrano”, nella migliore delle ipotesi, quando arrivano messaggi e tweet. Quei messaggi a cui, se non rispondi entro 5 minuti: “Dai scusa, ma ti ho mandato un messaggio pochi minuti fa, perché non mi rispondi”? Si tratti di lavoro, amicizie, amori, relazioni o perfino di qualcuno cui hai dato il tuo numero (sventato che sei) e hai dimen ticato di memorizzare il suo. La tecnologia che sempre più ci interconette, nello stesso tempo ci sta sostituendo il... cervello.

Non nel senso che PC, tablet, smartphone “pensino” al posto nostro (almeno, per ora, non ci siamo), bensì a livello di memoria: chi ricorda a mente più un numero di telefono? Non serve più, c’è la rubrica del telefonino. Che poi non serve quasi più neppure quella, tanto c’è Google con i nostri dati a loro affi dati e ricordarceli.

Si sta atrofizzando pure la nostra capacità di ricerca e di approfondimento, di ricerca della verità. Ma posto che la Verità assolu ta non è di questo mondo almeno la ricerca della spiegazione “il più verosimile possibi le” (Cit. Indro Montanelli ai suoi lettori) di un fatto o di un qualsiasi fenomeno. Basta che, se vogliamo sapere una cosa, prendiamo in mano - se già non lo abbiamo - il nostro cel

lulare e clic! clic! Ipso facto! Tutto so!

Approfondire, poi, sembra sempre più im presa titanica: da chi vene quel testo? Da che fonte arrivano quelle nozioni? Chi lo ha scritto e chi è costui che lo ha scritto? Come ha elaborato ils uo pensiero? Ha presos punto da qualcuno prima di lui? Ma tornia mo al pensiero conciso, che non è per nulla sinonimo di “pensiero breve”.

Alla concisione, ma di un pensiero “den so”, erano maestri - in alcuni casi ancora lo

lo sono - appunto i poeti. Dal Dante cui era “dolce naufragar in questo mare”, al Qua simodo de “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”

Pure a noi giornalisti, un tempo, veniva in segnata la concisione. Non all’Università di giornalismo attuale, ma con le “forbici” del redattore anziano formatosi anch’egli “con sumando le suole per cercare le notizie fra la gente” (Cit. Papa Francesco). Raccoglie re cioé in un testo breve, ma denso, tutto ciò che avevamo appreso. Dal concetto di “pensiero conciso” stiamo - tutti - precipi tando verso quello di “pensiero breve”: ve loce, rutilante, convincente.

Il “pensiero breve” è quello che deve re stare in mente. Uno spot che parli non più a mente o cuore, ma alla “pancia”.

Il pensiero conciso è quello frutto di ricer ca, anche interiore, letto il quale si sente il desiderio di “pensarci su”. Il “pensiero bre ve” sta vincendo, purtroppo.

Ma io rammento sempre una vecchia re gola di biliardo. Me la insegnò mio padre, discreto giocatore di stecca alla goriziana, senza tante parole. Di fronte a una gioca ta difficile, dove la propria biglia rischiava il disastro, si fermava e diceva “Calma e ges so”. Rifletteva, osservava dando il gesso alla stecca, tirava, sponda, castello...

3/2022 05 PAGINA DEL DIRETTORE
“Tutto quello che devi fare, per scrivere, è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci”. Ernest Hemingway

“Il termine ‘raptus’, tanto usato in caso di femminicidio e violenza sulle donne, è errato. Non vado a ‘parlare’ alla mia ex con, a portata di mano la bottiglietta d’acido, benzina o un coltello. La maggior parte di questi reati sono, come minimo, preterintenzionali”

Violenza, le tante facce: “Lo è pure usare le parole sbagliate sui titoli”

Partiamo dalla... fine, per un’inchiesta difficile e delicata. Anzi. Da quello che dovrebbe essere l’inizio della fine della violenza. La richiesta di aiuto e la denuncia alle forze dell’ordine. Come si definisce lui stesso in qualche suo racconto, siamo andati quindi da uno “sbirro”, molto particolare: Gianpao lo Trevisi. Mi accoglie nel suo ufficio, Scuola di Polizia di Peschiera del Garda. Ci troviamo in sintonia subito, a partire dalla sua scrivania molto simile alla mia, come “razional-confu sione”. Alle sue spalle Tricolore e Mattarella d’ordinanza, ma anche Nelson Mandela, don Chisciotte e la maglia autografata di Ronaldo.

Comandante? Direttore? Come la chiamo? Sono qui perché su Dono&Vita... conosce?

Intanto diamoci del tu che lo preferisco. Conosco eccome Dono&Vita. Sono donatore dal 1988 a Roma. E sono avisino “veneto” da quando arrivai a Verona: quasi 20 anni fa. Lo ricevo e lo leggo con piacere e interesse.

Il prossimo numero conterrà una inchiesta sulla violenza di genere, con focus sulla “riabilitazione” e recupero degli uomini violenti. Tu hai scritto un libro, su storie raccolte in

lunghi anni di esperienza. Cosa ne pensi?

Penso che sia un’ottima idea affrontare la questione anche dal punto di vista del recu pero dei violenti. La condanna giusta per chi commette un reato va scontata, ma bisogna ripartire dal supporto e dalla rieducazione, anche culturale, del rapporto uomo-donna. Potremmo dire anzi che è la mentalità di una parte del genere maschile che va “guarita”. Bi sogna iniziare fin dai banchi di scuola.

Hai visto nella tua carriera fatti anche tragici, eppure descritti con levità nel tuo libro.

Tanti, troppi. Questo genere di violenza ha tante facce, non è solo fisica, quella che arriva alle estreme conseguenze. È violenza, ulterio re, usare anche certe parole. Penso ai mass media, per esempio, quando ci sono fatti di femminicidio o violenza. Fra le righe, a volte, la colpevole sembra la vittima. Parliamo dei ti toli “Raptus di gelosia”? Che significa “raptus improvviso” quando, dopo aver fatto stalking verso la propria ex, ti presenti a parlarle con un coltello o una bottiglia di acido in tasca?

Oggi sempre più donne trovano il coraggio di denunciare. Ma sta crescendo la “violen

Come le dicevo, non so bene il motivo per il quale le sto scrivendo, ma di sicuro so quello che non le voglio dire.

Signor Presidente, non so a dire il vero per quale mo tivo le sto scrivendo, ma lo faccio comunque; e non so se gli uomini del Qui rinale le faranno mai arrivare sulla scrivania le mie parole, ma ci provo lo stesso. Non le sto inviando una fredda email che non sa di nulla e neanche una pagina scrit ta al computer, sto usando carta e penna e scrivo con la mia calligrafia non proprio chiarissima, ma vera; mi scusi se ogni tan to troverà anche qualche correzione, ma non mi è piaciuto scrivere “in bella copia” e sono poi convinta che dopo ogni cor rezione ci sia sempre una parola migliore rispetto a quella cancellata. Per essere si cura che almeno al suo palazzo arrivi, non la spedirò, ma la porterò domani, a mano, arrivando davanti a quell’immenso portone con la mia bici rosa.

Non le sto scrivendo per raccontarle che in almeno sette colloqui su dieci i datori di lavoro, o chi per loro doveva decidere, mi dicevano che mi avrebbero dato una rispo sta solo dopo una cena.

Non le sto scrivendo per dirle che, dopo aver studiato per non ricordo quante notti, perché di giorno lavoravo, un professore all’università mi promise il trenta se fossi andata sotto la sua scrivania.

Non le sto scrivendo di persone impor tanti, o presunte tali che, solo dopo una notte insieme, mi avrebbero garantito un posto in televisione in qualche programma importante.

Non le sto scrivendo per raccontarle di alcuni politici che, invitandomi ad andare con loro, mi parlavano dei programmi delle loro sere e delle loro vacanze e non dei loro partiti.

Non le sto scrivendo per dirle di tutte le volte in cui, dopo aver fatto il mio dovere e averlo fatto bene, mi hanno ripetuto all’in finito: “Non l’avrei mai detto”

Non le sto scrivendo neanche per dirle di quando, appena uscita dall’ospedale con la mia minigonna rotta e gli stivali sporchi, dopo essere stata violentata, mi sono sentita dire ‘Te la sei cercata’

Non le sto scrivendo per dar le il numero delle volte in cui hanno preso il mio seno e il mio culo per sbatterlo sopra le riviste, nelle pubblicità, ne gli schermi di un computer e ovunque ci fosse uno spazio da riempire.

Non le sto scrivendo nean che per dirle di come, passeg giando di sera, in una strada isolata e da sola, il buio sia per me più buio e i rumori siano più assordanti e la paura più paura.

INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE
Il racconto dei... racconti

za” anche tramite le nuove tecnologie.

Sì, anche se - secondo la mia esperienzadipende molto da chi riceve la denuncia o la segnalazione. Se una donna suona di notte a una caserma, trafelata, non puoi dire “ripassi domattina”. Devi sapere che ha bisogno, subi to, devi essere empatico. È recente l’episodio di un centralinista del 113, a Milano, che alla ri chiesta “vorrei ordinare una pizza” non ha det to “ha sbagliato numero”, ma ha colto il dram ma della donna che stava per essere picchiata a morte. E sono arrivate le volanti all’indirizzo della “pizza”. Per le nuove tecnologie non mi stancherò mai di ripetere - anche quando vado nelle scuole a parlare ai ragazzi - che ciò che va in rete o che si invia per chat “non è più roba nostra” e può finire in mano a chiunque. L’uso abnorme del cellulare, secondo me, sta atrofizzando i cervelli, il modo di pensare: ve loce, spasmodico, senza più riflettere o appro fondire: un pensiero breve.

Una battuta sull’altra tua passione: Poli ziotto scrittore o Scrittore-poliziotto?

Prima di tutto sono un poliziotto, è il mio la voro che amo. Poi sì, amo anche scrivere... È in cantiere un prossimo libro?

Un romanzo, non racconti, sul bullismo. Ci concedi un tuo racconto? Vado oltre? E un pezzo per numero come rubrica?. Un vero piacere, per il giornale dei donatori. Non fossi poliziotto, farei il giornalista...

Non le sto scrivendo per dirle delle volte in cui mi hanno preso a schiaffi con mani di cemento, mi hanno spinto con il sangue negli occhi, mi hanno colpita con sassi nel cuore, tagliata con dita affilate, bruciata, gettandomi addosso, acido, benzina, odio. Non le sto scrivendo delle volte in cui mi hanno trattata come una “cosa” usata, strofinata come uno straccio per la polvere, dimenticata come un soprammobile in un cassetto, posseduta come un oggetto e non conside rata, come un’ombra in una giornata di sole.

Non le sto scrivendo, signor Presidente, delle volte in cui, subito dopo aver comunicato al lavoro che aspettavo un bambino, mi hanno invitata a licenziarmi o a farmi da par te, dicendomi che la carriera ormai era “saltata”.

CHI È Gianpaolo Trevisi. Nasce a Roma, 53 anni fa, da genitori Roma gnolo-Salentini. Dopo la maturità classica pensa di iscriversi a Lettere. Vo leva fare il giornalista, ma anche il poliziotto. Vira quindi su Giurispudenza e sulla Scuola superiore di Polizia. Terminati gli studi quinquennali è asse gnato (novembre 1993) alla Questura di Verona come Vice Commissario nelle Volanti. Nel 2001 è a capo del Commissariato di Borgo Roma. Nel 2002 è responsabile dell’Ufficio immigrazione, per poi passare a dirigere la Squadra Mobile (2009). Da 10 anni è direttore della Scuola Allievi Agenti di Peschiera del Garda. Dal 2014 è promosso Primo dirigente di Polizia. Insomma, per dirla con i gradi dell’esercito, è un Colonnello.

Il “vizio di scrivere” però non lo perde mai. Il suo primo libro, “Fogli di Via”, (2008 la prima edizione) descrive con racconti toccanti il dramma degli immigrati. Storie vere “vissute” in prima persona dall’autore. Seguo no: “Un treno di Vita” (2009), “dodici racconti italiani” di viaggi in treno, “Coriandoli” (2012) una raccolta di delicate poesie. un libro illustrato per l’infanzia “La casa delle cose” e infine, per ora, “L’amore che non è”, racconti di violenza sulle donne, basati su casi affrontati come come Capo della Mobile, ma intrisi di poesia e di... speranza.

Non le sto scrivendo di quando, indos sando la divisa, l’intera curva di uno sta dio mi ha chiamato “mignotta” o un treno intero di tifosi in partenza che intonando cori mi ha invitata con gesti ad aprire la bocca e a mettermi in ginocchio davanti a loro; non le parlerò neanche delle volte in cui gli uomini in divisa, che io credevo col leghi, ai quali dovevo dare delle direttive, si giravano, pensando o dicendo: “Io da una donna non prendo ordini”.

Ecco, forse è questo il motivo per il quale le sto scrivendo: per dirle che mai e poi mai mi metterò in ginocchio davanti a un uomo.

Le avrei potuto scrivere mille altre storie diverse, ma tutte, più o meno, avrebbero avuto un finale molto simile, un finale che non c’entra niente con l’amore; le potrei scrivere che mi sono stancata di essere donna, ma le scrivo in realtà per dirle che mi sono stancata di questi uomini.

Le assicuro, mentre le scrivo, che se lei invece di essere il Presidente della Repub

blica fosse il genio della lampada, potrei chiederle tutti i desideri possibili tranne quello di diventare un uomo, pur sapendo bene che la vita di un uomo è sempre un milione di volte più semplice di quella di una donna; le scrivo anzi per dirle che da oggi voglio essere ancora più donna, solo che mi piacerebbe essere libera di essere donna

Le scrivo infatti, non per chiedere “quo ta rosa” o di qualunque altro colore, non per chiederle aiuti, vantaggi e “occhi di ri guardo”, ma semplicemente per partire, insieme agli uomini, dagli stessi blocchi di partenza, perché saremo noi alla fine ad arrivare prime al traguardo, senza avere l’obbligo di ringraziare nessuno, se non noi stesse. (…)

So ancora sognare e sogno che grazie a lei, ci saranno giorni nuovi e nessuna don na si consumerà per l’amore che non è… (Dal libro “L’amore che non è”, Gianpaolo Trevisi. Gabrielli Editore, 2017)

3/2022
“GUARIRE” GLI UOMINI

Case Rifugio e Centri anti violenza, la rete di protezione in Regione Veneto.

I Centri anti-violenza in Veneto: dove possono rivolgersi le donne

Attualmente in Veneto sono operanti 26 centri antiviolenza (Cav) e 38 sportelli dedicati, per un totale di 64 punti di ingresso a cui le donne possono rivolgersi.

La rete comprende, poi, 28 case rifugio, cioè residenze a cui la donna può ricorrere, anche in compagnia di figli minori, per interrompere un rapporto violento.

Lo rende noto la Regione Veneto, spiegan do che le strutture sono così territorialmente distribuite nei territori provinciali:

Case Rifugio: Belluno 2, Padova 8, Rovigo 1, Treviso 3, Venezia 3, Vicenza 8, Verona 3. AlcuneCase rifugio sono di tipo A, cioè ad in dirizzo segreto.

Centri Antiviolenza: Belluno 1 (Ponte nelle Alpi); Padova 5 (Cittadella, Rubano, Piove di Sacco, Padova, Este); Rovigo 1 (Rovigo); Tre viso 5 (Castelfranco, Montebelluna, Treviso, Vittorio Veneto, Quinto di Treviso); Venezia 6

(San Donà di Piave, Venezia, Venezia, Noale, Portogruaro, Chioggia); Vicenza 5 (Vicenza, Cogollo del Cengio, Asiago, Schio, Bassano del Grappa); Verona 3 (Verona, Verona, Legna go).

Sportelli: Belluno 3 (Belluno, Feltre, Sedi co); Padova 7 (Camposampiero, Vigodarzere, Abano Terme, Cadoneghe, Conselve, Monta gnana, Solesino); Rovigo 2 (Adria, Lendinara); Treviso 4 (Asolo, Pieve di Soligo, Valdobbia dene, Vedelago); Venezia 8 (Jesolo, Musile, Venezia Cannareggio, Lido di Venezia, Mira, Venezia, Mirano, Cavarzere); Vicenza 8 (Ar zignano, Bassano del Grappa, Belvedere di Tezze, Cassola, Lusiana Conco, Marostica, Pozzoleone, Valbrenta); Verona 6 (Bussolen go, Caprino Veronese, Negrar, Pescantina, San Giovanni Lupatoto, Sona).

Una rete d’aiuto che ha visto a febbraio 2022 insediarsi anche il Tavolo di Coordina mento regionale per la prevenzione e il contra sto alla violenza contro le donne.

Come ci spiega l’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche sociali, Manuela Lanza rin (nella foto): “Vi aderiscono rappresentanti di tutti gli enti istituzionali, come quelli locali, le Prefetture, le Forze dell’ordine, l’Ufficio scola

INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE

UOMINI

stico, l’Anci, l’Università, le istituzioni sanitarie e sociosanitarie e anche la Corte d’Appello”.

Una ricognizione dei servizi alle donne che subiscono violenza viene fatta periodicamen te in Veneto e se ne segnala un incremento di anno in anno. Su proposta della stessa Lanza rin, la Giunta Regionale Veneto ha varato per il 2022 un piano per interventi di prevenzione e contrasto alla violenza, che riguarda donne adulte, minorenni e minori vittime di violenza assistita.

“Il piano punta su un protocollo d’azione territoriale, sulla formazione continua del per sonale sanitario e di tutti i soggetti in qualche modo coinvolti nel percorso di aiuto - continua la Lanzarin - perché vogliamo insistere e in tervenire sui servizi ai quali la donna può rivol gersi per chiedere aiuto, per uscire dal circuito della violenza, per riappropriarsi della propria vita, per tornare alla propria autonomia anche economica. La risposta deve essere sempre tempestiva: la donna che chiede aiuto ha il di ritto di trovare subito ascolto ed essere presa in carico per essere messa nelle giuste condi zioni di sicurezza in tempi rapidissimi. In Vene to i modi per farsi aiutare ci sono, non bisogna aver paura. Passi in avanti sono stati fatti an che nei Pronto soccorso, con locali protetti e percorsi ad hoc”.

Il piano della Regione punta anche sulla rete di intercettazione del fenomeno, sulla presa in

carico degli autori di violenza e sull’informa zione sempre più allargata. Ne parliamo più approfonditamente nelle pagine che seguono.

C’è poi il fronte scuole: “Anche se pare im possibile nel terzo millennio, occorre partire dai ragazzi per formare una reale cultura del rispetto della donna, educare alla sessualità”.

Un tasto su cui da tempo batte la Lanzarin e che ha ribadito anche in altre occasioni al nostro periodico, ricordando sempre la forza della “solidarietà femminile - conclude - lad dove non si trovi il coraggio di rivolgersi ad una struttura da sola, si parli della violenza con un’amica, una vicina, una parente”.

Insieme si può essere più forti! La violenza non va mai taciuta. Michela Rossato

Secondo il dossier

Istat-Regioni 2021: “È elevata la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita”. I tassi di denuncia riguardano infatti solo il 12,2% delle violenze da partner e il 6% di quelle da non partner.

Nei grafici le fasce di età delle donne che, in Veneto, si sono rivolte ai Centri anti violenza nell’anno 2020 e le relazioni con gli uomini maltrattanti. (Fonte: Regione Venetosettimo Report di rilevazione strutture regionali

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“GUARIRE” GLI
31-4018-30 41-50 51-60 61-70 71-80 oltre 80 14 80 183 536 921 780 504

Sette in Veneto, uno per provincia, i Centri per la riabilitazione degli uomini. Nostro mini viaggio iniziando da “Una casa per l’uomo” di Montebelluna.

La riabilitazione dei “maltrattanti”, liberandosi della violenza alle radici

Le frasi tipiche: “Lo ammetto, ero su di giri, ma è stata lei che mi ha provoca to”. “Quella sera avevo bevuto un po’ troppo, ho perso il controllo e mi è partito uno schiaffo. Ma non volevo arrivare a tanto”. “Quando ho visto l’ambulanza venire a soc correrla mi sono spaventato, ecco perché oggi sono qui”.

Ognuno di questi piccoli racconti rappre senta un frammento del dramma, un istante della violenza esplosa all’interno di una fami glia dove un uomo ha alzato la voce e le mani contro una donna. Sette volte su dieci, lei è la fidanzata o la moglie. I racconti proseguono nel silenzio della stanza, siamo al Centro di cambiamento maschile che fa capo alla coo perativa “Una casa per l’uomo di Montebel luna” in provincia di Treviso.

Qui ogni anno arrivano una sessantina di chiamate con richiesta di aiuto, gli operatori ascoltano e programmano gli ingressi maschili nel percorso di terapia. Riabilitarsi al rispetto e alla gentilezza, imparare il controllo della rabbia, esercitare la capacità di esprimere a parole il proprio punto di vista con toni pacati e civili, implica un duro lavoro che porta diritto alla radice della violenza per provare a liberar sene prima che accada l’irreparabile.

La scia dei femminicidi colpisce il nostro Paese provocando una vittima ogni tre giorni. Il recente rapporto del Viminale aggiornato ad agosto 2022 ha registrato 125 femminicidi nell’ultimo anno, con una tendenza all’aumento rispetto all’anno precedente, le denunce per stalking sono state 15.817 (in lieve calo), gli ammonimenti del questore per violenza domestica ammontano a 3.100.

La cronaca restituisce vicen de di abusi ripetuti, di denun ce talvolta ascoltate e talvolta ignorate, mettendo in rilievo un sistema che non sempre riesce a proteggere le vittime dai loro aggressori, e gli aggressori dal reiterare reati di genere. A volte

la pericolosità di questi ultimi viene sottova lutata e non sempre sono attivati percorsi per far uscire l’uomo dalla spirale della sua stessa violenza. Aspetto, quest’ultimo poco indaga to, ma cruciale per far fare all’Italia un definiti vo passo in avanti nel progresso sociale.

“Il raptus non esiste e la violenza non am mette giustificazioni, noi aiutiamo gli uomini a capirne le origini, a prendere consapevolezza e a comunicare correttamente le loro emozio ni, compresa la rabbia, la cui espressione ha una valenza culturale molto forte”, rileva Fabio Ballan counselor del Centro di cambiamento maschile di Montebelluna.

Basti pensare all’espressione “Non fare la femminuccia” pronunciata dagli adulti ai bam bini per stimolarli a non mostrare le lacrime, ma la tempra. E poi cliché e pregiudizi che an cora avvolgono il rapporto tra i sessi e impre gnano i modelli di riferimento.

“La colpa della violenza è sempre e solo mia”. È quanto gli operatori della struttura montebellunese insegnano a chi entra nel pro gramma terapeutico. Il passo successivo por ta i partecipanti a indagare la sfera emotiva e come governarla. Un percorso di riabilitazione che dura un anno e mezzo. Gli ostacoli sono tanti, non tutti ce la fanno ad arrivare fino in fondo, alcuni lasciano.

Eppure, il sistema normativo e istituzionale del nostro Paese promette di investire di più nel recupero dei maltrattanti, incentivando la politica del “doppio intervento”, cioè il lavoro fondamentale svolto dalle case-rifugio e dai servizi di protezione per le donne e i minori, ma anche percorsi strutturati per gli uomini che devono risolvere i comportamenti violenti.

A mettere nero su bianco l’urgenza di incen tivare la riabilitazione degli autori degli abusi di genere è anche una relazione prodotta dal la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio: “In assenza di un intervento di supporto, oltre otto uomini maltrattanti su dieci (cioè l’85%) tornano a commettere vio lenze contro le donne”.

Tuttavia, nessuno sa esattamente quanti si ano in Italia i Centri con questa funzione, per ché non esiste un censimento aggiornato, e

Fabio Ballan
INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE

GLI UOMINI

questo la dice lunga sulla necessità di investi re economicamente e culturalmente sul tema.

Nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020 i centri che si occupano di questo non sono stati map pati e non è stato previsto un fondo nazionale per sostenerli, gli unici dati disponibili dell’I stat sono fermi al 2017, quando erano attivi meno di settanta punti di accesso sul territorio nazionale, concentrati perlopiù nel Nord Italia, soprattutto in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre alla Toscana spetta il primato di aver visto nascere nel 2009 il CAM, il primo centro in Italia per la presa in carico di uomi ni autori di comportamenti violenti nell’ambito dei legami sentimentali. Ogni anno il CAM ge stisce 1.300 richieste di aiuto.

“Gli uomini arrivano da noi attraverso due canali principali: volontariamente oppure su invio dell’autorità giudiziaria. Nel primo gruppo rientrano coloro che riconoscono di avere un problema con la violenza o ne stanno subendo gli effetti, ad esempio la compagna andata via di casa oppure finita in ospedale per la prima volta dopo gli abusi subiti. Nel secondo grup po rientrano, invece, gli uomini inviati con un canale “obbligato” su prescrizione del giudice, consiglio degli avvocati, o attraverso i vari pat teggiamenti previsti dal Codice Rosso per evi tare un lungo processo. Questi ultimi sono au mentati a dismisura e ciò implica che in base alla tipologia di utenza debbano essere diffe renziati i percorsi perché le ragioni alla base sono differenti ed anche la motivazione per sonale, rileva Mario De Maglie (foto sotto), psicologo, psicoterapeuta, e vicepresidente Cam. Il sistema di presa in carico sta evol vendo ma permangono delle lacune. “Le leggi attuali prevedono e incentivano giustamente il percorso di recupero dell’uomo maltrattante -

continua De Maglie - ma come questo debba essere fatto e con quale risultato conseguito, non è considerato un elemento rilevante pur essendo un’informazione per nulla banale”.

Ogni storia è a sé e ogni iter per liberarsi dalla violenza costituisce un percorso tortuo so e in salita proprio per questo il follow up andrebbe considerato.

“I nostri programmi di trattamento hanno la durata di nove mesi, viene inquadrata la sto ria personale e la situazione di maltrattamen to, dopodiché la persona entra nel gruppo psicoeducativo dove si lavora sulla sessualità maschile, la comunicazione, la genitorialità, l’abuso di sostanze… Durante il periodo di ria bilitazione vengono coinvolte anche le compa gne per avere un loro feedback”.

Per debellare i reati di genere occorre perse guire un cambio approccio, incentivare i centri di recupero maschile, lavorare sulla condivi sione del percorso con tutte le parti in causa e tenere sempre accesa l’attenzione, affinché la violenza non resti un fatto privato che riguarda solo le vittime dimenticandosi dei carnefici.

Valentina Calzavara

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio: “L’85% dei maltrattanti, senza supporto, tornano a usare violenza contro le donne”.

In alto: un momento degli incontri presso il Centro di Montebelluna.

Sotto: la sede del CAM.

3/2022
“GUARIRE”

Analfabetismo emotivo, miscela esplosiva assieme al maschilismo

Il Centro Ares di Bassano del Grappa (Vi)

è stato il primo in Veneto ad occuparsi dell’altra faccia della medaglia della vio lenza sulle donne: gli uomini maltrattanti. Nato nel 2014, segue in adeguati percorsi di cam biamento uomini che agiscono violenza fisica, psicologica, sessuale, economica o stalking nei confronti delle proprie compagne, partner, mogli (o ex mogli), madri, figlie.

L’associazione Ares che lo sostiene e che dal 2016 aderisce alla rete nazionale Relive (Associazione Relazioni Libere dalle violenze), pone infatti gli uomini al centro del proprio impegno con percorsi di cambiamento e rie ducativi in collaborazione attiva con altre isti tuzioni. A fondarlo è stato Brian Vanzo, psico analista e insegnante, che lo dirige.

Ci riceve nella sede del centro Ares, in via Monte Novegno a Bassano e precisa subito che: “Il raptus non esiste! Chi compie una vio lenza o peggio ancora uccide, non lo fa mai in preda ad una follia improvvisa!”. Più di 250 sono gli uomini seguiti ad oggi dal Centro.

Con che risultati?

Con l’80% degli interventi portati a termine con successo, vale a dire una diminuzione si gnificativa del tasso di recidiva, l’abbandono dell’utilizzo della violenza e lo sviluppo di stra

tegie alternative di comportamento. Il restan te 20% è rappresentato da percorsi terminati con l’abbandono volontario o l’incarcerazione dell’uomo in trattamento. Purtroppo ci sono situazioni che sfuggono totalmente, con esiti anche tragici. Noi ce la mettiamo tutta perché ci sia continuità nel supporti ai violenti, ma non possiamo obbligare nessuno a seguire un per corso a lungo termine.

Come arrivano al vostro Centro gli uomini che maltrattano e come li seguite?

Al centro Ares vengono presi in carico uomi ni violenti inviati dai Servizi sociali, da un pro fessionista (psicologo, avvocato…) o che deci dono di accedervi spontaneamente (a volte su spinta della famiglia). Per loro vengono attivati percorsi di gruppo di tipo psicoeducativo a ca denza quindicinale, della durata minima di 12 mesi con possibilità di proroga, o percorsi in dividuali a cadenza settimanale per coloro che non risultano idonei al percorso di gruppo. A seguirli un team multidisciplinare formato da psicologi, psicoterapeuti, criminologi, psico analisti, ricercatori e operatori, tutti con una formazione specifica sulla violenza domestica e di genere.

Oltre a seguire chi si rivolge allo sportel lo di ascolto, il Centro ha operato nella Casa circondariale di Vicenza prendendo in carico individuale e/o di gruppo di persone che ma nifestano o hanno manifestato comportamenti violenti, prima o durante il periodo di deten zione, con l’obiettivo di orientare la persona verso comportamenti corretti. Fino a qualche tempo fa, avevamo anche un appartamento in un comune vicino a Bassano che ci permet teva di allontanare per un po’ l’uomo violento dall’ambiente familiare, in situazioni di partico lare rischio di escalation della violenza. Al mo mento, per mancanza di fondi, non possiamo usufruirne.

INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE
Brian Vanzo

Ci sono fattori di rischio, dei segnali, delle situazioni a cui è bene prestare attenzione?

Una gelosia ossessiva, l’uso di droghe e/o alcool, minacce di omicidio/suicidio, com portamenti impulsivi, comportamenti prece denti violenti, comportamenti violenti anche all’esterno della famiglia, un intensificarsi di episodi di violenza devono far scattare un campanello d’allarme. Se l’uomo in questione possiede delle armi, ancor di più.

Il maschilismo si può considerare alla base di certi comportamenti violenti?

Sì, veniamo e viviamo in una cultura ancora maschilista, che considera l’uomo al di sopra della donna e della prole. Non dimentichiamo che in Italia il delitto d’onore è stato abrogato solo nel 1981. Nonostante siano stati fatti e si facciano molti passi in avanti, in un certo nu mero di uomini, violenti, è radicato e sedimen tato nella quotidianità il mettere in secondo piano la donna, lo “schiacciamento” del fem minile. L’uomo violento non è in grado di per cepire la donna come presenza nella propria vita e con una propria identità. Controllare le uscite e il cellulare della moglie e/o compagna, fidanzata… non significa amarla molto, ma non considerarla affatto. Significa identificarla solo come una proprietà, una persona che vive in sua funzione.

E scatena la violenza.

Da questo modo di pensare, ovviamente si scatena la violenza quando la donna non si comporta come l’uomo vorrebbe e pretende. Violenza che può essere fisica, psicologica, sessuale, economica. La violenza domestica ha molte sfaccettature e molti modi di mo strarsi, e può diventare sempre più grave nel tempo. Nessun comportamento di violenza deve essere accettato, mai. Alla prima azione violenta, bisogna andar via, perché ce ne sarà sempre e sicuramente un’altra.

Molte donne aspettano troppo a chiedere aiuto o sperano in un cambiamento...

Le donne faticano ad accettare certi com portamenti, giustificano, se sottoposte a par ticolari pressioni psicologiche arrivano a pen sare di essere sbagliate loro o di meritare la violenza. Ma aspettare può tradursi in una tra gedia. In Italia si registra 1 femminicidio ogni 70 ore!

Una vera e propria emergenza, per contra stare la quale vanno messe in campo tutte le forze possibili. Non solo aiutando le donne che chiedono aiuto, ma anche lavorando sugli uo mini maltrattanti.

Che non sempre sono adulti. Voi seguite anche giovanissimi.

I servizi sociali ci inviano anche minorenni che mostrano segni di disagio o già sono vio lenti, che mostrano disturbi di personalità, dif ficoltà di autocontrollo, impulsività, episodi di violenza, condizioni familiari inadeguate, pro blemi nel contesto scolastico o occupazionale, abuso di sostanze… C’è un percorso psicoe ducativo specifico per loro.

Il Covid, l’isolamento e la forzata convi venza ha peggiorato la situazione?

Di sicuro.

Come vedete la società attuale?

Adulti e società non stanno educano le nuo ve generazioni in senso positivo. Dei social media, poi, non ne parliamo: è ormai chiaro che “rubano” la loro mente, rendendoli inca paci di andare oltre la superficie di tutto ciò che accade, vedono e provano. C’è un pro gressivo scioglimento della capacità critica nei giovani, più comportamenti immediati e quello che noi definiamo analfabetismo emotivo. Vale a dire l’incapacità di fare un collegamento tra le proprie emozioni e la realtà, di riflettere su 1 segue

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stessi, di fare un’elaborazione razionale di sé. E questo vale per lo più per i maschi, perché le femmine hanno un modo diverso di vivere le relazioni e le emozioni, hanno una maggior capacità di introspezione, di elaborare le emo zioni e di riflettere su se stesse.

La cronaca però ci parla pure di “ragazze violente”.

Certamente sì, ma la violenza è diversa. È più legata alle situazioni.

Come fare per prevenire la violenza?

Promuovendo e organizzando interventi nel le scuole (su bullismo, violenza di genere…) e incontri con la cittadinanza, e con progetti specifici di formazione rivolti alle istituzioni e a figure professionali. Ci sono poi i progetti di

ricerca scientifica, che ci permettono di stu diare e analizzare i fattori di rischio legati ai comportamenti violenti dell’uomo all’interno della famiglia, di monitorare l’efficacia degli interventi e dei percorsi intrapresi, di verificare il rapporto tra certi comportamenti socio-fami liari e specifiche caratteristiche individuali. Non ci si pensa mai, ma la violenza di genere crea un danno economico?

AL TELEFONO - È importante diffondere il più possibile il numero 1522, gratuito e attivo 24 ore su 24. Contattandolo si viene prese in carico, dalla fase di accoglienza al contatto con i centri antivio lenza presenti sul proprio territorio.

VIA CHAT - Per molte può essere difficile fare una telefonata per paura di essere ascoltate dal proprio convivente. Un altro strumento è l’app 1522 scaricabile per chattare con opera trici e chiedere aiuto.

AL PRONTO SOCCORSOIl Codice Rosa è un percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato a tutte le vitti me di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate. Quando è rivolto a donne che subiscono violenza di genere si parla del “Percorso per le donne che subiscono violenza”. La persona viene presa in carico dai medici per gli aspetti clinici e psicologici, ma il Codice Rosa attiva anche percorso in sinergia con enti, istituzioni ed in primis con la rete territoriale del Centri Antiviolenza.

APP youPOL - Una app pensata per segnalare alla polizia reati di spaccio, bullismo e violenza dome stica che si stanno compiendo in tempo reale. La segnalazione può avvenire attraverso messaggio,

Certo. Un danno altissimo. La violenza sulle donne e di genere implica il coinvolgimento di Ulss, regioni, Comuni, forze dell’ordine, servizi sociali, terzo settore… con costi altissimi per la collettività. In questo settore, come in qualsiasi altro, prevenire è meglio che curare. E può sal vare delle vite.

ma anche invio di foto e video oppure una chiama ta con l’app. In tutti i casi si viene geolocalizzati e, nel caso, scatta l’intervento delle forze dell’ordine. Vi è comunque la possibilità di segnalare anche in forma anonima.

IL SEGNALE DI AIUTO- Basta piegare il pollice verso il palmo della mano, tenendo in altro le altre quattro dita, per poi chiuderle a pugno. Il “signal for help” lan ciato nel pieno del lockdown 2020, consiste in un gesto di namico della mano. Serve alle donne vittime di violenza che non hanno la possibilità, per il costante controllo del maltrattante, di denunciare o chiamare i numeri ufficiali. Questo gesto è stato pensato per essere rivolto, principal mente in videochiamata, a persone in grado di con tattare la rete antiviolenza.

IN FARMACIA - Nel 2020 il Ministero delle Pari Opportunità ha sottoscritto con la Federazione degli Ordini dei Farmacisti un protocollo d’intesa per potenziare l’informazione riguardo ai servizi contro la violenza. Una donna vittima di violenza può quin di recarsi in farmacia e chiedere informazioni an che se l’iter di protezione della vittima non si attiva in automatico. (V.C.)

INCHIESTA: VIOLENZA DI GENERE
VADEMECUM DI AUTODIFESA: dal numero 1522 al... palmo della mano 1522

“Vecchie” e nuove forme di violenza

Diverse sono le forme di violenza di genere, pur senza arrivare a quella fisica o al femminicidio. Vediamole. Stalking (dall’inglese to stalk, che significa appostarsi, braccare) è un reato per l’articolo 612 Bis del Codice Penale. Raggruppa in sé qualunque tipo di comportamento persecuto rio, ripetitivo e fastidioso nei confronti di una persona.

Stalker è chi metta in atto azioni che di sturbano, impongono attenzioni non gradite, minacciano, molestano, perseguitano. Nella maggior parte dei casi, è qualcuno che già si conosce. Può, comunque, essere anche uno sconosciuto.

Che cosa fa lo stalker. In genere compie atti che di per sé possono apparire come inno cui, ma che con il tempo, considerando la loro frequenza e durata, costituiscono un pericolo per la persona presa di mira.

Quali sono questi atti? L’invio di grandi quantità di email, sms, messaggi sul cellula re, sui social network, sull’auto, sulla porta di casa, sul luogo di lavoro; telefonate a qualsiasi ora giorno o notte; appostamenti per control lare le attività quotidiane, invio regali indesi derati, inserzioni (offerte di sesso o necrologi) a nome della persona presa di mira, prendere informazioni tramite altre persone, danneggia re le sue proprietà, leggere o rubare la sua cor rispondenza, introdursi in casa, minacciarla e insultarla e/o le persone ad essa vicine.

Nei casi più gravi, lo stalker può arrivare a compiere aggressioni fisiche e sessuali. La persona che subisce questi comportamenti e

atti, prova un senso di pericolo, insicurezza e timori che portano a limitare la sua libertà per sonale e a modificare le sue abitudini. Violenza domestica e maltrattamento. Sono reati secondo l’articolo 572 del Codice penale e comprende diverse forme di violen za, messe in atto da un membro della fami glia nei confronti di un altro componente del nucleo familiare (che può abitare, aver abitato o meno nella stessa casa) o verso ex coniu gi o ex partner. È di tipo fisico (calci, pugni, schiaffi, spintoni, graffi, morsi, lancio di ogget ti), sessuale (molestie sessuali, battute, ap procci fisici invadenti, palpeggiamenti, obbli go alla visione di pornografia, uso della forza e minacce per obbligare a compiere atti sessua li, stupro), psicologico (insulti, intimidazioni, denigrazioni, umiliazioni, minacce, suscitare sensi di colpa, incutere timore, ansia, sensa zione di pericolo), economico (limitazione e controllo dei soldi della vittima, sfruttamento finanziario della vittima, utilizzo dei suoi soldi senza il consenso, divieto di lavorare o l’ob bligo a farlo, lavoro all’interno dell’impresa fa miliare senza contratto e senza retribuzione).

La violenza fisica, sessuale, psicologica può a volte essere indirizzata verso la famiglia, gli amici e le persone che la vittima frequenta. L’autore della violenza, inoltre, può iniziare ad esercitare controllo sui contatti della vittima, negarle la possibilità di vedere altre persone e perfino farla dubitare di se stessa al punto di credersi pazza. Il fenomeno si chiama gasli ghting ed è messo in atto fornendo alla vittima false informazioni.

LE TIPOLOGIE DI VIOLENZA

M.R.

L’inchiesta

è stata curata da: Beppe Castellano, Michela Rossato, Valentina Calzavara. Ha collaborato: Manuela Fossa.

3/2022
Dallo stalking al cyberstalking, dalla violenza verbale/psicologica a quella economica, da quella online (revenge porn) a quella sessuale e fisica...
“GUARIRE” GLI UOMINI

I donatori non mancano, le Avis sono sempre in prima linea nel reclutamento di nuovi donatori, fidelizzazione e organizzazione della chiamata e della raccolta. Ciò che è carente, come numeri, è sempre più il personale sanitario...

Il Veneto regge nonostante tutto, ma dalle parole bisogna passare ai fatti

Il dato consolidato a fine agosto della rac colta sangue intero da parte di Donatori iscritti all’Avis indica che il risultato del 2022 è sovrapponibile a quello del 2021, e in considerazione di tutte le difficoltà che ci sono state dimostra che negli ultimi mesi c’è stato un netto recupero e che finalmente il trend che nel 2022 ci aveva accompagnato si sta inver tendo. Ciò fa ben sperare che il 2022 si con cluderà con un aumento della raccolta di san gue intero evidenziando come i Donatori sono sempre disponibili e che i centri di chiamata se messi in condizione di avere disponibilità di posti, sono in grado di svolgere in modo otti male i proprio compito.

La situazione non è uguale in tutti i diparti menti con scostamenti significativi legati so prattutto, come più volte sottolineato in que ste pagine, alla carenza di personale NON A CARENZA DI DONATORI o difficoltà organiz zative di chiamata da parte dell’Associazione.

Il problema principale resta sempre la diffi coltà nell’effettuare la raccolta, sia pubblica, sia in convenzione. Questo problema è desti nato a protrarsi nel tempo e riguarda un po’ tutta la sanità non solo del Veneto, ma dell’I talia intera. Politiche di tagli lineari hanno por tato alla carenza di medici. La risoluzione del problema con l’aumento dei posti disponibili

farà si che si possa risolvere, ma richiederà anni durante i quali si dovrà necessariamente far fronte alle emergenze con il personale me dico e paramedico attuale e con uno sforzo congiunto dei cittadini e nello specifico delle associazioni.

Durante tutta l’estate sono pervenute in un po’ tutti i dipartimenti richieste di aumentare la raccolta soprattutto di donatori di gruppo zero, le attività sanitarie sono riprese e gli in terventi che erano stati rimandati a causa della pandemia saranno recuperati come da indica zione regionale entro l’anno. Di conseguenza c’è da aspettarsi un aumento dei consumi ne gli ultimi quattro mesi.

Sino ad oggi il Veneto è rimasto autosuffi ciente, ha solo lievemente ridotto il numero di unità destinate alla Sardegna, ma a nessun ammalato che si sia rivolto agli ospedali della nostra regione è mancato il sangue.

Le unità di raccolta gestite in convenzione sono in questo momento ancora più impor tanti. Questo perché riescono a modificare e gestire l’accoglienza ai Donatori in modo più rapido e più efficace rispetto ai centri trasfu sionali. Spostare un medico o un paramedico da un punto all’altro della medesima Ulss può richiedere anche giorni, mentre le emergenze quasi sempre richiedono decisioni immediate.

DONO&VITA16
ATTUALITÀ TRASFUSIONALE

Abbiamo la necessità che si possa prenota re in overbooking in quanto è noto a tutti che una percentuale vicina al 10% di prenotati non si presenta alla donazione, anche per ragioni indipendenti dalla propria volontà. Mantenere fisso il numero di prenotabili, consapevoli di questo fatto storico e documentato, non con sente certo di ottimizzare il servizio.

Finalmente questa nostra richiesta sembra sia stata accolta o meglio teoricamente accol ta in quanto in alcune realtà non è ancora at tuata. Come associazione vigileremo perché sia garantito a tutti i Donatori la possibilità di donare soprattutto in quelle realtà del Vene to che non sono al momento autosufficienti a causa dell’ultra specializzazione degli ospe dali posti all’interno del loro territorio.

Situazione plasma

Il dato nazionale del conferimento del pla sma alle ditte farmaceutiche per la plasma derivazione indica nei primi 8 mesi del 2022 un calo che si attesta a -3.6% passando da 566.690Kg conferiti nel 2021 a 546.431Kg.

Il Veneto seppur in calo evidenzia ha una percentuale inferiore alla media nazionale (-2.9%) passando dai 59.109 kg conferiti a fine agosto 2021 ai 57.384 kg del 2022.

Se andiamo a valutare con maggior atten zione il dato ci accorgiamo che il calo del Ve neto risulta inferiore alla medi nazionale sia per il plasma di categoria A, sia di categoria B, mentre è maggiore per la categoria C.

Ciò dimostra, ancora una volta, che pur in una situazione di difficoltà la scelta del Veneto risulta oculata in quanto il calo del plasma di categoria C è un dato che va letto in positivo.

Per il plasma, ancor più che per la raccolta di sangue intero, incide pesantemente la ca renza di medici e anche di infermieri.

Molte, a parole, sono le iniziative che pro

pongono i Direttori dei Dipartimenti Trasfusio nali, ma dalle parole si deve passare ai fatti. Noi che ci occupiamo di sangue da quasi cento anni, sappiamo che le parole servono a poco. Serve concretezza ed è questa che abbiamo chiesto, chiediamo e continueremo a chiedere a livello regionale, sia confrontandoci con i tecnici, sia con i politici. Confidiamo che una eccellenza come quella del Veneto in am bito trasfusionale sia mantenuta e possa tor nare ad essere d’esempio a livello nazionale.

In basso il Plasma inviato all’industrie in c/lavorazione regione per regione Dati: Centro nazionale sangue.

173/2022

Continua l’opera di aiuti umanitari nelle zone di crisi promossa da Avis nazionale.

Ucraina e Afghanistan: come viene utilizzata la raccolta fondi di Avis

Altro materiale sanitario in Ucraina, una terza famiglia accolta dall’Afghani stan. La raccolta fondi “Donatori per la Pace” lanciata da Avis nazionale, continua ad aiutare due popolazioni in enormi difficol tà a causa della guerra l’una e della dittatura talebana l’altra. Sia fornendo farmaci e mate riale ai malati del posto, sia portando in Italia pazienti rimasti senza cure e medici.

Ad agosto, in collaborazione con Abbott, Avis ha inviato all’Ukrainian Transplant Coor dination Center, l’organismo che fa capo al Ministero della Salute ucraino e che si occupa di coordinare le attività chirurgiche e quelle ad esse collegate (prima tra tutte la donazione di sangue ed emocomponenti) pompe di scarico, sensori per il monitoraggio della pressione, kit diaframma e altre strumentazioni sanitarie.

L’arrivo in Ucraina di albumina per feriti ed ammalati e reagenti per test di laboratorio.

Lanciata a marzo di quest’anno, subito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la raccolta ha sfiorato i 200mila euro, metten do in moto da subito una solidarietà davve ro senza confini che ha abbracciato anche il grido d’aiuto provenire dall’Afghanistan dove, dopo la ripresa del potere da parte dei taleba ni, tanti piccoli malati di emofilia non venivano più curati dal 2021 e alcuni medici avevano ri cevuto minacce di morte o persecuzioni. Una grande macchina operativa che, coinvolgen do più attori, da Avis a vari livelli a Comuni, strutture sanitarie, associazioni, istituzioni, pri vati… ha reso possibili delle azioni salvavita! Ecco quanto si è riusciti a fare finora.

Ucraina

Sono state accolte in Italia tra mar zo e maggio quattro pazienti croniche, bisognose di cure e assistenza per le patologie da cui sono affette. Con loro i familiari più stretti. In collaborazione con enti e associazioni locali, Avis of fre vitto, alloggio, assistenza sanitaria, sostegno psicologico, supporto legale e mediazione linguistica. Ad aprile, tra anticoagulanti, antiaggreganti piastrini ci e antagonisti dell’aldosterone, Avis nazionale ha spedito in Ucraina oltre 2mila confezioni di medicinali per adul ti e bambini affetti da ipertensione pol monare e concentratori di ossigeno. A maggio, in collaborazione con Tissue lab, ha inviato alla struttura sanitaria di Leopoli oltre 600 flaconi di albumina, necessari alle terapie per adulti e bam bini ricoverati in condizioni di emergen za (vedi articolo pagina accanto)

Afghanistan

Ad aprile Avis ha fatto arrivare in Italia un medico trasfusionista, accompagnato dai suoi familiari, e due ragazzini emofilici giunti con i loro genitori e fratellini. A causa delle mutate condizioni socio-politiche nel Paese, non ri cevevano più da mesi farmaci plasmaderivati, essenziali per le loro cure. Con la presa di po tere da parte dei talebani, infatti, si è interrot ta la collaborazione che da anni esisteva tra Italia e Afghanistan e che permetteva l’invio verso quel Paese di plasmaderivati eccedenti. Grazie al Ministero degli Esteri italiano, che si è impegnato a garantirne l’incolumità e il rila scio della documentazione necessaria, i due nuclei familiari sono arrivati. I ragazzini sono seguiti dall’ospedale pediatrico Gaslini di Ge nova. Una cordata di collaborazioni permette l’ospitalità e il sostegno ai due nuclei familiari. Ultimo “miracolo” in ordine di tempo è l’arrivo, a metà settembre, di un medico e della sua famiglia, ora ospitati in Liguria. Con l’auspicio che i medici possano presto essere inseriti nei nostri ospedali.

DONO&VITA18
DONATORI PER LA PACE

Una mano tesa per malati e donatori ucraini

La guerra in Ucraina ha suscitato orrore e solidarietà, sin dalle primissime ore. Creando una rete di collaborazioni e aiuti straordinaria. In Veneto molte persone si sono offerte di ospitare donne e bambini in fuga dalla guerra (gli uomini erano costret ti a rimanere in patria), a volte allargando poi il proprio aiuto a medici e personale sanitario rimasti al loro posto di lavoro, in Ucraina, ac canto a malati e feriti. Tra di loro c’è un avisino, Mauro Favret. Dopo aver portato in salvo due ragazzi, si è adoperato perché la solidarietà arrivasse fino alla loro madre, medico a Leo poli, tramite Avis. Ecco la sua testimonianza.

“Tutto è iniziato a marzo. Dopo aver mes so in salvo e ospitato due fratelli adolescenti in casa mia, ho saputo che la loro madre, la dottoressa Zoriana Ivanyshyn, responsabile del laboratorio analisi dell’ospedale di Leopoli aveva scelto di rimanere in patria, al proprio posto di lavoro, per poter continuare a curare malati e soccorrere feriti. Era, però, in difficoltà perché le mancavano albumina e reagenti per i gruppi sanguigni, ma anche per la ricerca di altre malattie come Hiv, epatiti.

Messomi subito in moto, consultati siti, pre se informazioni sulla situazione e sui medici in difficoltà, fatte decine di telefonate, ho contat tato vari dirigenti Avis del Veneto, fino ad arri vare al presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola che si è prontamente interessato tramite l’iniziativa “Donatori per la Pace”.

Nel frattempo, partita dai referenti dell’ospe dale di Leopoli la richiesta ufficiale ad Avis, ho preso informazioni sull’ospedale, che si è ri velato essere la più grande istituzione medica dell’Ucraina occidentale, con oltre 1400 posti letto. Al laboratorio analisi, prima della guerra, i reagenti per i gruppi sanguigni arrivavano dal laboratorio di Kharkiv, ma era stato tra i pri mi ad essere distrutto. All’inizio, pochissimi, arrivati alla dottoressa Ivanyshyn erano stati regalati dalla Repubblica Ceca. Scarsa anche l’albumina, che è un emoderivato strategico in zone guerra, dato che serve in caso di ustioni e di ferite da bombe.

La raccolta fondi di Avis nazionale ha reso possibile a Leopoli due invii: uno di albumina e uno di reagenti manuali. Per i quali Avis è stata ringraziata l’1giugno dal direttore generale del la struttura sanitaria di Leopoli, Oleg Samchuk.

Credo che siano azioni come questa a rendere grande la nostra Avis, che va sempre oltre la pure donazione di sangue, spendendosi lad dove serva, in qualunque parte del mondo. A Leopoli serve ancora molto, dai reagenti bio logici per i gruppi sanguigni alle sonde, agli aghi… e spero in un prossimo invio, compa tibilmente con i fondi ancora a disposizione e con le decisioni di Avis nazionale”.

In alto, Ospedale da campo a Lviv, all’inizio della guerra; a destra: l’arrivo dell’albumina a Leopoli con il “grazie” di Roman Gavalko, direttore Servizio farmaceutico Leopoli;

basso: Donatori ucraini al Blood Service Center

nostro Centro Trasfusionale)

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a Lviv. Alla raccolta fondi Avis si può contribuire tramite un bonifico bancario sul conto corrente: IBAN IT 49N 02008 01601 000100736058 intestato ad Avis Nazionale, con la causale “DONATORI PER LA PACE”.

Speranze per la cura dell’Emofilia con le cellule staminali ‘potenziate’

Si può curare l’Emofilia con le cellule staminali? Nuove prospettive terapeutiche offerte dalla Medicina Rigenerativa.

Arrivano buone notizie dalla ricerca TES, sul fronte della cura di una ma lattia genetica direttamente legata a donatori e donazione: l’emofilia. In questo articolo la ricercatrice di TES, Silvia Barbon, ci spiega a che punto sono le ricerche, fi nanziate anche grazie all’apporto delle Avis. Buona lettura. Il Direttore

Che cos’è l’Emofilia e qual è la terapia attuale?

L’Emofilia è una malattia genetica rara, cau sata da un deficit nella produzione di alcune proteine della coagulazione del sangue. La mutazione genetica che causa la malattia si localizza sul cromosoma sessuale X, per que sto ne sono affetti più frequentemente i ma schi, mentre le femmine sono in genere porta trici sane. Esistono due forme della patologia: l’Emofilia A, che dipende da una carenza del fattore VIII (FVIII) della coagulazione e l’Emofi lia B, causata da un deficit del fattore IX (FIX). Questa disfunzione comporta ricorrenti episo di emorragici spontanei o post-traumatici a li vello delle articolazioni e dei muscoli, che cau

sano dolore cronico e disabilità, fino a mettere a rischio la vita dei pazienti nei casi più gravi.

Attualmente la terapia dell’Emofilia A si basa sull’infusione intravenosa di concentrati di FVIII o FIX derivati dal plasma di donatori sani o prodotti da cellule geneticamente inge gnerizzate. Oltre ai costi elevati, il limite legato all’infusione di questi prodotti è la breve emivi ta dei fattori della coagulazione circolante nel sangue: per mantenere concentrazioni pla smatiche terapeutiche di tali fattori è, quindi, necessario effettuarne iniezioni ripetute. Inol tre, la terapia genica, pur rimanendo una va lida strategia, presenta il rischio di insorgenza di tumori.

Nuove strategie d’intervento: il potenzia le terapeutico delle cellule staminali

Un nuovo approccio alla terapia dell’Emofi lia deriva dalle moderne strategie di Medicina Rigenerativa, e può essere rappresentato dal trapianto di cellule staminali capaci di rinnova re la componente cellulare responsabile della sintesi dei fattori della coagulazione, senza al cuna manipolazione del DNA.

Negli ultimi decenni, diversi gruppi di ricerca

I topi affetti da Emofilia A sono appositamente creati in laboratorio tramite una mutazione genetica (del DNA) che prevede l’eliminazione del gene che codifica per il FVIII.

In questo modo, i topi non sono più in grado di produrre il fattore proteico e mostrano un deficit della coagulazione che simula quello dei pazienti affetti da Emofilia A.

L’ottenimento di questi animali da esperimento è regolato da tutta una serie di rigorose leggi nazionali ed europee, che legittimano e autorizzano l’impiego di modelli ani-

DONO&VITA20 AVIS-TES: IL PUNTO SULLA RICERCA
di / Silvia Barbon* /

hanno studiato l’effetto della terapia cellula re sulla correzione dell’Emofilia, ricorrendo al trapianto di cellule endoteliali (le cellule che rivestono la parete dei vasi sanguigni) e cellule staminali da midollo osseo in modelli animali affetti dalla patologia. Le evidenze sperimen tali pubblicate hanno messo in luce che il tra pianto di cellule sane in animali affetti da Emo filia permette il recupero dell’attività del fattore VIII/IX, correggendo il difetto di coagulazione. Tra le popolazioni cellulari che si configura

no come possibili candidate per il trattamento dell’Emofilia, le cellule staminali mesenchimali (MSC) isolate, ad esempio, da midollo osseo, tessuto adiposo o sangue periferico, rappre sentano quelle con le proprietà terapeutiche più promettenti. Oltre a poter essere ottenu te da fonti tissutali relativamente accessibili e disponibili, le cellule MSC sono popolazioni adulte, il cui isolamento e la cui coltura in la boratorio non sollevano alcuna problematica di tipo etico. Inoltre, le MSC possiedono non solo un elevato potenziale rigenerativo, ma anche eccellenti proprietà immunomodula torie, per cui possono sopprimere le reazioni immunitarie innescate nell’organismo riceven te e sono perciò definite “immunoprivilegiate”.

Sulla base di questo, si ritiene che le staminali mesenchimali non possano promuovere l’in sorgenza di immunorigetto in seguito a tra pianto da donatore.

Le ricerche condotte all’Università di Pa dova con il supporto di TES e APE

Da alcuni anni, un progetto di ricerca attivo presso l’Università di Padova - Istituto di Ana tomia Umana, e supportato dalla Fondazio ne T.E.S. e dall’Associazione A.P.E. (Avis per Progresso Ematologico, Odv) sta indagando la possibilità di utilizzare cellule staminali da tessuto adiposo e da sangue periferico per il trattamento dell’Emofilia A.

mali per la sperimentazione di terapie di avanguardia, prima di poter procedere con la loro tra slazione in ambito clinico (nei pazienti).

Infatti, lo studio sui modelli animali, che deve avere comprovato esito positivo sia riguar do alla bio-sicurezza che riguardo al beneficio clinico, è l’unica opzione possibile affinché la ricerca scientifica possa procedere con la sperimentazione nel paziente umano, senza metterne a rischio la salute.

Nonostante le basi genetiche dell’Emofilia A siano ormai ben note, rimane ancora con troversa la fonte cellulare responsabile della produzione del FVIII. Tuttavia, è stato dimo strato che uno dei principali siti di sintesi di tale fattore è l’endotelio, ovvero il tessuto che riveste la parete interna dei sinusoidi epatici (i.e., i capillari che irrorano il fegato). Pertanto, il progetto di ricerca sopra menzionato si basa sull’ipotesi che la rigenerazione di un endotelio non più funzionale mediante l’utilizzo di cellule staminali da donatore sano possa offrire nuo ve opportunità terapeutiche per il trattamento dei difetti della coagulazione.

Lo stato di avanzamento di queste ricerche risulta promettente: un preliminare studio con dotto in vitro (ovvero, in laboratorio) è recente mente esitato in una pubblicazione scientifica di rilevanza internazionale, che ha dimostrato che le cellule staminali da tessuto adiposo, se opportunamente stimolate con fattori di cre scita (proteine) che simulano il microambiente endoteliale del fegato, sono in grado di au mentare la sintesi e la secrezione di FVIII.

Quale prova sperimentale ancora più impor

213/2022
1 segue

AVIS-TES: IL PUNTO SULLA RICERCA

Il trapianto di cellule staminali potrebbe essere, in un prossimo futuro, la chiave di volta per guarire malattie genetiche come l’emofilia.

tante, tale fattore si è rivelato funzionale nel promuovere la coagulazione del sangue. Per dimostrare scientificamente la capacità del FVIII prodotto dalle cellule stimolate nell’indur re la coagulazione del sangue, è stato fonda mentale il contributo del Dott. Paolo Radossi e dei suoi collaboratori, che lavorano presso il Centro per l’Emofilia dell’Ospedale di Castel franco Veneto. Presso i laboratori del Centro, è stato possibile eseguire un saggio di coa gulazione del sangue utilizzando i campioni contenenti FVIII prodotti a Padova, ottenendo risultati positivi per quanto riguarda la funzio nalità coagulante di tale fattore.

Un obiettivo ambizioso: trattare l’Emofilia in modelli animali affetti dalla patologia.

In parallelo, con il supporto di Fondazione T.E.S. e di A.P.E., sono state acquistati dall’U niversità di Padova - Istituto di Anatomia Uma na, alcuni topi affetti da Emofilia A, che sono stati usati per produrre una colonia di animali utili a quella che viene chiamata la sperimen tazione in vivo. Su questi animali sono state effettuate le prime prove di iniezione di cellule staminali, che però hanno evidenziato come la procedura chirurgica (esposizione della cavità addominale per iniezione locale delle cellule nella circolazione sanguigna del fegato) sia molto invasiva per l’animale, provocandone la morte sia immediatamente dopo la chirurgia sia dopo qualche giorno (5-10 gg) dall’inter vento chirurgico.

Con la collaborazione del Dott. Bernardi no Spaliviero, VicePresidente A.P.E. e radio logo specializzato in ecografia di precisione, è stata testata anche la possibilità di evitare l’operazione chirurgica invasiva ricorrendo alla somministrazione ecoguidata in animali sani e malati. Anche questa tecnica si è dimostrata di difficile realizzazione, a causa delle ridot te dimensioni dell’animale che impediscono una chiara e definitiva localizzazione ecogra fica del distretto vascolare in cui deve essere eseguita l’iniezione delle cellule. Attualmente, dunque, si stanno cercando delle soluzioni al ternative per somministrare le cellule staminali ad elevato potenziale terapeutico senza dan neggiare l’animale modello.

In conclusione.

Sulla base dei risultati raggiunti finora non solo dai Ricercatori dell’Università di Padova, ma da tutta la comunità scientifica interna zionale impegnata su questo fronte di studi, le prospettive di applicazione clinica della te rapia rigenerativa con cellule staminali sono entusiasmanti e, con ulteriori ricerche, espe rienza specifica e collaborazione interdiscipli nare, il trapianto di cellule staminali potrebbe diventare - in un futuro non troppo lontanouna opzione concreta nell’ambito delle terapie di rigenerazione tissutale per il trattamento di malattie genetiche quali l’Emofilia.

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Malcesine - Brenzone - Trimelone

Un’Avis, due comuni e “L’isola che c’è”

ANTEFATTO. Capitano cose curiose, a volte, a una redazione. “Pic cole cose”, ma da cui - curiosità dopo curiosità di giornalisti - si ar riva a scoprire storie, ai più sconosciute, che poi non puoi più tener ti nella penna. Un esempio può essere la mail di una piccola Avis, questa:

“Buon giorno, sono Vania Maria Paleari, presidente dell’Avis di Malcesine e Brenzone sul Garda e ho una richiesta/proposta per voi. Premetto che la saletta dove noi doniamo si trova all’interno dell’ospedale che ha sede in uno degli angoli più pittoreschi del lago: Val di sogno. Tempo fa abbiamo fatto degli scatti per creare poster e addobbare la sala. Non avendo mai avuto visibilità su Dono e Vita, il nostro desiderio è che vengano pubblicate delle foto... Se ritenete opportuno sì può scrivere un articolo o semplice mente una didascalia. Per essere più chiara possiamo sentirci. In attesa di una vostra risposta, ringrazio e saluto cordialmente. Vania.”

Qualche volta ho percorso la Gardesana fin lassù. Di Malcesine mi sov viene la funivia per il Monte Baldo, l’olio, il panorama costeggiando il lago... Di Brenzone poco o nulla, so solo che confina a sud. Ma “risuona negli occhi” Val di sogno, anche se non l’hai mai vista. Tantomeno in foto, visto che non ne hanno mandate, ancora. E mentre scrivi per chiudere il numero di giugno... pensi a come possa sentirsi chi doni sangue in un luogo che si chiama così. E sale la curiosità.

Dai che li sentiamo per il prossimo, di numero. Magari ci scappa una bella foto e un trafiletto. Forse. Telefonata, numerosi messaggi nel tempo per appuntamenti lassù, poi saltati... Nel frattempo scavi, ti informi e ancor più sale la curiosità: “il fiume più corto del mondo” a Malcesine. Un’isola che vedi, sul lago di fronte a Brenzone ma che “non c’è”. È a portata perfino di un buon nuotatore, ma “non c’è” perché nessuno ci può approdare.

E poi, quando finalmente riesci ad arrivare sull’ultima Avis veneta, ai due confini con Lombardia e Trentino, ti parlano sì di Avis, ma anche di quella storia e di un docufilm che verrà presentato alla Biennale Cinema 2022. Non può che nascere una storia, da raccontare riesumando il “Bello del Veneto”, la rubrica che percorreva su queste pagine i posti più belli, ma curiosi e misconosciuti della nostra regione. Di Trimelone, “l’isola che c’è” e della sua affascinante storia, raccontiamo nelle pagine che seguono.

Qui rendiamo giustizia all’Avis intercomunale di Malcesine e Brenzone con qualche foto di Val di Sogno. È presieduta da Vania Paleari, lombarda di origine (Mortara, Pavia), ma donatrice veneta di adozione, pur risiedendo ad Arco (TN). Ci accoglie con un consigliere, Franco Benedetti, Brenzone a Doc. È lui che ci accenna, alla domanda: “Ma quell’isola?”, alla curiosa storia. Un centinaio sono, tornando in Avis, i donatori attivi, su una popola zione complessiva fra i due Comuni di circa 6000 abitanti. Abitanti che, nella stagione estiva, “lievitano” esponenzialmente. Ogni due mesi, dal Centro trasfusionale di Bussolengo, arriva un’equipe all’Ospedale “Val di Sogno” a raccogliere una media di 20-30 sacche. Con i sorrisi che vedete. L’ospeda le si chiama così perché si affaccia su una baia e spiaggia di Malcesine che, soprattutto al tramonto, non smentisce il suo nome. Ma è un ex ospedale, famoso anni fa soprattutto per una grande Ortopedia, ma che i tagli alla Sanità hanno declassato ad ambulatori e a posto di Primo Soccorso. Per donare plasma? Si va a Bussolengo, in stagione estiva oltre un’ora.

Momenti di dono e ristoro al Centro raccolta di Malcesine. Sotto: Vania Paleari e Franco Benedetti con il Sindaco di Brenzone

3/2022 23
IL BELLO E IL CURIOSO DEL VENETO

L’isola che non c’era, ora tornerà a “essere”

Storia e leggende di un’isola che sembra una nave che solca le acque dell’alto Garda. Dagli antichi Romani, all’ultima - si dice - intervista di Mussolini prima di morire; dal Barbarossa, ai Futuristi, fino ai giorni nostri e ai progetti di riaprirla al pubblico. Il racconto anche in un docufilm di Mauro Vittorio Quattrina presentato alla Biennale 2022.

Sull’isola

di Trimelone abbiamo interpel lato il regista (e storico) Mauro Vittorio Quattrina. Incuriosito come noi, per anni ha svolto ricerche approfondite. Fino a realizzare un docufilm, presentato a settembre alla Biennale Cinema di Venezia, nello Spazio Cinema della Regione Veneto.

Come nasce l’idea del docufilm?

Il docufilm “Trimelone: l’isola che c’è” ha la sua filosofia nel titolo. Vista di sfuggita dal la strada, si presenta come una piccola iso la con qualche rovina. Ma proprio questo, da sempre, mi ha incuriosito. “Deve avere la sua storia” mi sono chiesto. Così, ho iniziato ad in teressarmene e, grazie alla Pro Loco “Noi per Brenzone” e all’interessamento del sindaco di Brenzone Davide Benedetti, ho progettato un docufilm. Copre tanti aspetti: culturale, sto rico, turistico, ambientale e di sviluppo per il futuro o, almeno, servire da stimolo per tutto questo. È dal 2018, comunque, che ho iniziato a studiare l’Isola.

Chi quindi meglio di lei per raccontare anche a noi un po’ di storia?

Fin dai tempi dei romani l’isola veniva pen sata come flottante, anche era solo una illusio ne ottica, fatto confermato dagli studi di uno degli intervistati: il Professore Emerito di inge gneria Civile dell’Università del New Messico in Oregon, Richard Heggen. Il film ha una se rie di intervistati di alto livello che, man mano, spiegano tutto sull’isola, molte cose poco note o inedite. Simona Cremonini, saggista, che ci spiega da dove deriva, attraverso le storie e leggende, il nome Trimelone. Lo storico Vasco Senatore Gondola entra più nello specifico at

traverso gli studi fra 800 e 900 di Cavazzocca Mazzanti, primo a scrivere un libro sull’Isola. Abbiamo cercato anche i parenti veronesi di Cavazzocca che mi hanno fornito materiale in teressante. Secondo libri e documenti ritrova te, in lunghe ricerche fra archivi e biblioteche, a Trimelone si interessarono un po’ tutti, dai romani, agli ungari, a Federico Barbarossa che fece distruggere il piccolo castello esistente, in seguito ricostruito dagli scaligeri.

E dopo gli Scaligeri?

L’isola cadde in abbandono, ma i fnapo leonici se ne interessarono. Il Generale Pe let Clouseau in una rara relazione ritrovata in Francia - sulla quale abbiamo ricostruito scene di fiction - scrive che l’isola poteva diventare un ottimo punto difensivo nascondendo i can noni dietro la torre. A metà dell’800 il Comune vendette l’isola al signor Beretta di Cassone

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che la cedette poi al nobile don Livio Borghe se che voleva costruirci una principesca villa. L’isola aveva importanza strategica?

La Grande Guerra è alle porte e nel 1910 viene militarizzata. Abbattuti i resti medievali viene costruito un forte con cannoni rivolti ver so Riva del Garda allora austriaca. L’architetto Fiorenzo Meneghelli, uno dei massimi studio si di fortificazioni spiega che Trimelone era il perno sul quale ruotava il sistema difensivo dei forti che da Verona arrivava all’Adamello.

Ma è vero che vi “soggiornarono” anche gli artisti del movimento Futurista?

In una interessante intervista il Presidente del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, racconta dei futuristi che, come Bucci e Marinetti, del Battaglione Volontario Ciclisti, nel 1915 furo no mandati di guardia al forte. Abbiamo sco perto uno scritto di Marinetti che lo racconta e, incredibilmente, disegni che Bucci realizzò sull’isola e che abbiamo trasposto in fiction.

Ma la Grande Guerra non toccò la zona e neanche la Seconda guerra mondiale...

Infatti. Finita la Grande Guerra, l’isola fu de militarizzata negli anni 30, fu sede di una fab brica recupero del materiale bellico. Nella se conda guerra mondiale, l’isola non fu oggetto di bombardamenti. È nota, in quel periodo, per quella che fu - secondo il giornalista Ivanoe Fossani - l’ultima intervista che Mussolini rila sciò a un giornalista, marzo 1945. Una specie di testamento politico. Fu poi divulgata nei pri mi anni 50, ne parlano decine e decine di libri. Ma alcuni storici, come Guerri, hanno parecchi dubbi considerandola come “quello che i no stalgici vogliono sentirsi dire”. Anche questo avvenimento viene riproposto in fiction.

Dopo la guerra divenne un deposito bellico, visto che i tedeschi in fuga avevano ammassato lì tutti gli armamenti e le bombe per fuggire?

Dalla fine della seconda guerra mondiale ritorna a essere zona di spolettamento e re cupero di materiale bellico. È cronaca nota, come ci racconta il giornalista Joppi, che il 5

ottobre 1954 avvenne un’immane esplosione. Trimelone andò quasi completamente distrutta, resta rono i ruderi che vediamo ancora oggi.

Da allora fu vietato approdarvi e compiere immersioni per la pre senza di ordigni bellici inesplosi. Il Generale Massimo Scala, intervi stato, ci ha raccontato dei vari in terventi per la bonifica, fino all’ul timo spolettamento di una bomba americana da 500 libbre ritrovata in zona, Ora l’isola è da definirsi sicura.

Sarà fruibile da tutti, dopo decenni di abbandono? Il film quando lo vedremo?

Seguiamo con il Comune canali distributivi e progettuali per valorizzazione e fruibilità dell’i sola con riguardo al turismo e all’ambiente.

Prossimamente un Museo?

Sulla auspicabile fruibilità per cittadini e tu risti abbiamo sentito anche il sindaco di Bren zone, Davide Benedetti.

“L’opera di bonifica degli ordigni abbando nati sull’isola con l’ultima guerra e di quelli sommersi dopo la spaventosa esplosione del hanno richiesto decenni di lavoro - ci ha detto il sindaco che ci ha ricevuti nel suo ufficio e nella colorata Sala del Consiglio (foto a pag. 23)l’isola ora sarebbe agibile. Vige ancora il divie to di attracco e immersione da parte dell’Auto rità militare, dovrebbe prossimamente essere tolto. Nel frattempo stiamo studiando il modo migliore per valorizzarla sotto il profilo storico, culturale, artistico, paesaggistico recuperando e mettendo in sicurezza - con le risorse cui po tremo accedere - gli stabili esistenti. Vorrem mo farne una sorta di “parco culturale”, sede museale ed espositiva in cui ospitare rassegne d’arte e avvenimenti culturali. Questo anche in collaborazione con il Vittoriale di Gardone Ri viera il cui presidente Giordano Bruno Guerri ha contribuito a ricostruirne la storia. Ovvia mente come Museo l’accesso potrà avvenire su prenotazione.

Due sequenze dal docufilm “L’isola che c’è”. In alto: la ricostruzione dell’opera di bonifica da parte dell’Esercito; Qua sopra: la ricostruzione in fiction della presunta, ultima intervista rilasciata da Benito Mussolini poco prima di essere catturato dai partigiani mentre tentava la fuga in Svizzera.

Nella pagina accanto: in alto una splendida immagine dell’isola; in basso l’ultimo ordigno disinnescato e un disegno del pittore futurista Anselmo Bucci, realizzato sull’isola nel 1915.

Ringraziamo per le immagini lo Studio

“Il Volo” di Verona e Mauro Vittorio Quattrina.

3/2022 25

Una “due giorni” promossa da Avis regionale Veneto, non senza lavori di gruppo “pratici”. Per reimpararare a costruire rapporti personali basati su gentilezza e, soprattutto, fiducia e “ascolto” degli altri.

Costruiamo insieme comunità solidali, da Nebbiù gli “attrezzi” del mestiere

La bellezza di cento volontari, arrivati da tutte le province del Veneto, per par tecipare alla due giorni di formazione promossa dall’Avis regionale del Veneto il 27 e 28 agosto a Nebbiù di Cadore (Bl) e intitolata: “Costruire comunità solidali”.

L’iniziativa ha coinvolto i volontari delle varie Avis del territorio in un percorso di approfondi mento sull’importanza delle relazioni interper sonali, dell’ascolto, dell’uso della gentilezza come strumento per dirimere le incompren sioni e instaurare dialoghi costruttivi, dentro e fuori dalla propria associazione.

Un’occasione di incontro che l’Avis regiona le ha voluto per ribadire che il servizio svolto dall’associazione non è solo quello imprescin dibile della raccolta di sangue e plasma per salvare la vita agli ammalati, ma un vero e pro prio impegno a costruire legami orientati alla solidarietà.

Ad aprire i lavori nell’aula magna della Casa Alpina “Bruno e Paola Mari” la presidente di Avis Veneto, Vanda Pradal con il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola.

“Guardiamo al futuro con preoccupazione, speranza e ottimismo, consapevoli del fatto che donare il sangue non è solo una neces sità sanitaria, ma un gesto gratuito, volontario e ricco di senso etico - ha evidenziato Briola - in un mondo che è in forte mutamento non esistono risposte semplici a domande com plesse. In tal senso Avis è una comunità che tiene fede ai suoi valori per costruire il futuro,

impegnandosi con preparazionee competenza a co-progettare le prossime azioni”.

I docenti Federico Battaglini, Michela Ca merin, Sonia Marcon, Mariella Durante e Rita Minghetti hanno stimolato i corsisti a misurarsi nello sviluppo di relazioni, distribuiti in cinque sale, con pennarelli e cartelloni dove imprime re le proprie idee e le sedie disposte a cerchio per condividere esperienze e punti di vista.

Il dottor Carlo Donadel, direttore sociale della cooperativa Insieme si può, ha magistral mente condotto la due giorni, alternandosi nel ruolo di coordinatore ed esperto, dialogando con i docenti Tiziano Salvaterra dell’università di Trento e Giuseppe Manzato di Ca’ Foscari sui temi del welfare e della persona. A portare il proprio contributo sul rapporto tra la politica sociosanitaria e il terzo settore anche la pre sidente della Quinta Commissione in Regione Sonia Brescacin e la propria esperienza di do natore Alfio Bolzonello. È poi stato dato spazio ai workshop pratici, apprezzati dai questionari di gradimento.

“Il bilancio è assolutamente buono - con clude la presidente Pradal - è stato bello che persone provenienti da zone diverse, che non si conoscevano tra loro, abbiano condiviso questa esperienza unite dal fatto di essere protagoniste del dono, capaci di fare squadra superando i personalismi che purtroppo anche nella nostra associazione talvolta esistono. Ab biamo scelto attraverso l’Avis di dare all’altro, siamo una grande famiglia e dobbiamo impe gnarci sempre di più per essere e per fare comunità, affrontando le incomprensioni in maniera intelligente e rispettosa. Per fare questo occorre essere formati e ca paci di affrontare le sfide quotidiane con spirito costruttivo e forza di gruppo”.

Da Nebbiù è stato infine rilanciato for te e chiaro il messaggio ai donatori e a quanti lo vogliono diventare: andate a donare, perché il nostro dono è prezioso per gli ammalati come l’aria che respira no. Non disattendiamo questa richiesta di aiuto.

26 DONO&VITA CONVEGNI

Una vita sempre più “virtuale”, ma sempre più avulsa dalla realtà

È

importante porre un po’ di attenzione e non credere ingenuamente a tutto ciò che arriva dalla rete.

Una domanda, legata al nostro modo di re lazionarci al mondo, sorge spontanea: perché di fronte a una notizia strana diamo credibilità se arriva dalla rete, mentre siamo più portati a metterla in dubbio se affermata da un amico?

Nei mesi scorsi, stando a quanto circolava in rete, avremmo risolto il problema del coro navirus radendoci spesso la barba, bevendo molta acqua calda, usando lo sterco di vac ca… e cito solo i più incredibili consigli appar si online. I social sono, quindi, un mezzo per scambiare informazioni non solo tra persone, ma anche fra e con le imprese.

Lo scambio di informazioni ha un valore enorme per le aziende che gestiscono i social: ogni post che noi realizziamo viene filtrato, analizzato e memorizzato per costruire una base dati enorme sulla quale vengono analiz zati i comportamenti, i desideri, le possibilità economiche e mille altri aspetti delle persone. Questi dati vengono poi venduti alle aziende che usano tali informazioni per provare a ven derci online, o sui canali tradizionali, la loro merce. Credo sia esperienza comune ricevere casualmente sullo schermo del computer pro poste relative a prodotti di cui abbiamo fatto qualche ricerca in rete.

Per non parlare delle strabilianti offerte che arrivano: attenzione perché probabilmente in quel momento il “prodotto venduto” sei tu.

Qual è per le aziende il valore di questo pro dotto: il “tu” di cui dicevo sopra?

La risposta ci viene dai dati finanziari: nel 2021 Facebook ha realizzato ricavi per circa 120 miliardi e un utile netto di circa 40 miliardi.

Pensando a tutto questo, possiamo intu ire le ragioni che hanno portato Elon Musk, magnate americano, a fare un’offerta di 45 miliardi di dollari per comprare Twitter, anco ra di piccole dimensioni se paragonato a Fa cebook, ma con un notevole potenziale. Al di là della travagliata intesa commerciale in atto, pensiamo a cosa può significare un canale di

comunicazione moderno per un imprenditore che vende auto, che investe in sistemi aero spaziali e in tecnologie per connettersi ai neu roni del nostro cervello.

Venendo, infine, alle ultime novità in fatto di social, non possiamo dimenticare la trasfor mazione che Facebook sta mettendo in piedi cambiando il proprio marchio da Facebook a Meta. Meta sta per metaverso, termine conia to da Neal Stephenson in un suo libro di fanta scienza che indica una realtà virtuale condivi sa attraverso internet.

Funziona in questo modo: ci si connette al social e si costruisce il proprio “avatar”, cioè un personaggio che ti rappresenta come per sona e che andrà a interagire nel mondo vir tuale con gli avatar di altri utenti per scambiare informazioni di qualsiasi tipo, giocare, com prare, vendere, e altro ancora.

Nel metaverso, oltre agli avatar, è possibile entrare in uno spazio virtuale fatto di paesaggi ed esperienze come se ci si trovasse fisica mente dentro un gioco. Il tutto diventa anco ra più coinvolgente con l’uso di occhiali 3D. J.P.Morgan, una delle grandi banche mondiali, ha costruito una sede virtuale dove gli avatar degli impiegati potranno servire gli avatar dei clienti nelle operazioni bancarie. Oppure pen siamo alla moda e alla possibilità di vedere il proprio avatar vestito con l’abbigliamento che vorremmo comprare.

Dal mio punto di vista, pur trovandone i lati positivi, ad esempio una persona impossibi litata a muoversi può godere di un viaggio ai Caraibi o di un volo a bassa quota sulle sco gliere del Portogallo senza muoversi da casa, vedo anche aspetti problematici.

C’è il rischio che la persona, e penso so prattutto ai nostri ragazzi, sia portata a vivere fuori dal mondo reale, senza un rapporto vero con i coetanei e la vita. Mi chiedo come diven teremo se non sapremo usare con buon senso e intelligenza queste nuove opportunità.

È affascinante poter mangiare un bell’ham burger virtuale in un ristorante virtuale di New York, ma non ci resterà alla fine un po’ di fame?

*Informatici Senza Frontiere è una onlus nata nel 2005 con oltre 300 soci in tutta Italia che operano per promuovere un uso della tecnologia più intelligente, sostenibile e solidale, la cui rilevanza è riconosciuta dall’ONU.

273/2022
ATTUALITÀ - LA RUBRICA

Sono in 12 ai corsi di formazione del Servizio Civile Universale Avis 2022/2023. Un gruppo affiatato, curioso e interessante di “nuove forze”.

Servizio Civile: ‘quella giovane dozzina’

Un nuovo gruppo di ragazzi ha inizia to l’anno di Servizio civile nelle Avis del Veneto. Dodici giovani tra i 18 e i 28 anni sono impegnati dal 27 giugno pres so varie sedi della nostra associazione. Un ritorno alla normalità, ci si augura, per molte attività. Due anni difficili di chi li ha precedu ti: lockdown e lavoro da remoto per i ragazzi dell’anno 2020/21 e misto per l’anno 2021 e inizio 2022.

Nella foto: partendo da sinistra, in piedi: Margherita (Avis San Donà-Ve), Nicole Gaia (Avis provinciale Padova), Elena (Avis Mirano-Ve), Marianna (Avis provinciale Venezia), Cecilia (Avis Chioggia), Ilenia (Avis provinciale Treviso), Marco (Avis regionale Veneto), Enrico (Avis Valdagno -Vi), da sinistra in basso Elena (Avis provinciale Padova), Ambra (Avis CastelfrancoTv), Emanuele (Avis provinciale Padova), Lora (Avis Friuli Venezia Giulia).

In presenza sono ripresi anche i corsi di for mazione obbligatori a Treviso e Mestre. Iniziati a settembre termineranno a ottobre: comuni cazione/informazione (con il direttore del no stro periodico “Dono&Vita”), progetto scuola di Avis regionale, accoglienza, chiamata e pre notazione dei donatori, ricerca scientifica-Fon dazione Tes. Sono rimasti invece a distanza i corsi su: temi sanitari legati alla donazione, sicurezza, progetti di Avis, Consulta Giova ni, Servizio Civile, donazione di sangue-pla sma e sangue midollare (in collaborazione con Admo), contenuti multimediali. Ad alcune giornate di formazione hanno partecipato, con i ragazzi Avis di Veneto e Friuli, anche i volon tari di Admo Friuli, Trentino e Alto Adige. Il più giovane 2022/23 è Marco Sari, classe 2002, di Breda di Piave (TV), studente universitario in scienze motorie, impegnato presso la sede centrale di Avis regionale Veneto, a Treviso. Ovviamente l’abbiamo “obbligato” a darci la sua testimonianza (in foto a destra con la Pre sidente regionale Vanda Pradal).

“Ho deciso di fare questa esperienza Servi zio civile dopo aver letto il bando. Mia madre l’aveva visto e me lo ha proposto, sapendo del

mio desiderio di impegnarmi nel volontariato dopo la maturità. Nell’elenco ho visto Avis e ho subito deciso di sceglierla. La donazione di sangue è sempre stata di casa e mi ha sempre incuriosito, con entrambi i genitori donatori e avendo più volte partecipato anch’io a pran zi e iniziative avisine del mio paese. Ho scelto di candidarmi a Treviso e in Avis regionale per motivi logistici e perché volevo capire come funziona tutto il Sistema sangue, il “dietro le quinte” della donazione, il meccanismo, l’or ganizzazione generale di progetti e iniziative. Ho superato le selezioni e da fine giugno ec comi qui. In sede regionale dò una mano in segreteria, alla preparazione del materiale per le scuole e per i vari progetti, al monitoraggio delle iniziative pubblicate sui social dalle varie sedi. Il mio responsabile è Riccardo, anni fa ha svolto il Servizio civile in Avis regionale ed è poi rimasto. Sa quindi come indirizzarmi aven do fatto lo stesso percorso. Ad oggi posso dire che è un’esperienza positiva e stimolante, per ché mi rapporto con tante persone con ruoli anche diversi. Capita anche di collaborare con i giornalisti della redazione di Dono&Vita, che è all’interno della sede. Proprio grazie ai corsi di formazione sto conoscendo anche gli altri ragazzi del Servizio civile. Penso che divente remo una bella squadra”. Marco diventerà donatore? Noi della reda zione siamo convinti di sì. M.R.

DONO&VITA28
GIOVANI/SCUOLA

“Nuove stelle all’orizzonte”, Avis-Scuola e Iusve di Venezia in un progetto comune

Il Progetto scuola di Avis Veneto, grazie a una collaborazione con l’Istituto Universi tario Salesiano-Iusve di Venezia, ha par tecipato al progetto di ricerca “Nuove Stelle all’Orizzonte”, durato tutto lo scorso anno scolastico, sui desideri dei bambini e dei ra gazzi.

Coinvolti docenti universitari, operatori scuola e volontari coordinati da Laura Elia, re ferente scientifica del progetto scuola di Avis regionale Veneto e docente presso Iusve: tutti assieme, tra i banchi di scuola, con nuove at tività di teatro e lettura animata sul desiderio.

Alla fine degli incontri, sono stati raccolti 512 questionari ora al vaglio dei docenti ricer catori. L’obiettivo? Capire come si muovono i desideri dei giovani, anche a fronte di un confronto con una ricerca affine, tenutasi oltre vent’anni fa, nel 1997.

Primo appuntamento per una restituzione parziale, ma profondamente significativa, dei

risultati è il convegno/spettacolo “Stelle” che si svolge il 15 ottobre a Vicenza, presso il tea tro Astra (14.30-18), in collaborazione con “La Piccionaia”. A seguire vi sarà una pubblicazio ne disponibile per chiunque voglia indagare i processi desideranti emersi e l’analisi degli stessi. Avis Veneto e ricerca scientifica: passi su passi per migliorare sempre di più e trovare sempre nuovi modi per dialogare con bambini e ragazzi. Dall’espe rienza, infatti, son nate tre nuove attività già inserite nelle offerte for mative presentate, per quest’anno scolastico, alle scuole. “Nuove stel le all’orizzonte”, quindi, per sempre nuove rotte, nuove direzioni, nuovi desideri.

Un 60° di fondazione “giovanile” fra la gente

SAN BONIFACIO (VR). Parco dei Tigli ha ospitato il 16 luglio la serata gio vani dell’Avis di San Bonifacio, che festeggia il suo il 60° di fondazione. L’evento ha visto la partecipazione di famiglie con bam bini e giovani, coinvolti dai volontari dell’Avis comunale. Allo stand Avis distribuiti gadget, informazioni sulla donazione di sangue e il lustrato come poter diventare degli aspiranti donatori. Durante la manifestazione è stato possibile gustare gelati, pizze, bibite e panini grazie alla partecipazione del foodtruck Allfo od, mentre ad animare i più piccoli c’erano truccabimbi e lo spettacolo di bolle a cura di Franca Daga. Dalle 20.30 l’evento si è sposta to sul palco dove c’è stata la presentazione della serata, il saluto delle autorità e l’esibizio ne dei tre gruppi musicali Acoustic Duo Carla e Matteo, M.A.P. e Ardesia. A intervallare le esibizioni sono state le testimonianze dei ra gazzi della Squadra Giovani Avis provinciale Verona, i quali hanno sottolineato l’importanza del dono del sangue e dei suoi derivati attra

verso filmati e slide, catturando l’attenzione del pubblico e sensibilizzando sulla particolare carenza di sangue nei mesi estivi. Ricordando, come recita il motto dell’Avis regionale Giova ni di quest’anno: “Quest’estate non cambiare, stessa spiaggia stesso mare, ma prima andia mo tutti a donare”.

Attraverso 512 questionari uno studio scientifico sul futuro secondo le aspettative dei giovani.

San Bonifacio (VR) un “bagno di folla” per l’Avis.

293/2022

Appello di Avis provinciale Treviso agli imprenditori: “Troviamo il modo di far donare i dipendenti-donatori” E una piccola azienda risponde: Presente!

Adriano Baseggio, i quattro collaboratori e Pontello

Baseggio: metà maestranze a donare

TREVISO. L’Avis Provinciale di Treviso ha lanciato un appello a tutte le impre se del territorio, affinché sostengano la donazione dei loro dipendenti. L’invito non è caduto nel vuoto.

A farsi avanti l’imprenditore Adriano Baseg gio, della B.F. Termoidraulica Srl di Ponzano (TV), che ha accompagnato quattro operai-do natori dei suoi otto collaboratori al Centro tra sfusionale dell’ospedale Ca’ Foncello, come dimostrazione della possibilità di far convi vere le necessità dell’azienda con il permesso riser vato al dono. “Il senso della mia presenza accanto ai miei collabo ratori è quello di sensibilizzare la categoria impren ditoriale alla dona zione, quale atto di generosità verso il prossimo e inve

stimento di responsabilità sociale verso chi sta male e ha bisogno”, ha sottolineato Baseggio accanto ai dipendenti Mirko Borsato, Simone Pivato, Alessandro Pizzolon, Nicola Baseggio.

Nonostante il periodo particolarmente deli cato per le imprese, lo spazio per la solidarietà può essere trovato attraverso dialogo e buon senso. “Oggi più che mai la donazione di san gue e plasma deve essere sostenuta con assi duità. Per questo motivo, contando sulla gran de sensibilità degli imprenditori della abbiamo rivolto loro un appello a favorire la donazione dei dipendenti, accordando a lavoratori e la voratrici che sono anche donatori il permesso a potersi assentare per la giornata di donazio ne”, ha rimarcato Stefano Pontello, presidente dell’Avis Provinciale di Treviso.

Avis che annovera complessivamente 26.506 donatori attivi in età lavorativa (25-65 anni) su un totale di 30.052 donatori che han no donato almeno una volta negli ultimi due anni, una componente cruciale per avere una raccolta di sangue ed emoderivati regolare e capace di soddisfare i fabbisogni clinici e tera peutici degli ammalati. V.C.

Il Gruppo Avis Riello all’affollato “Family Day” aziendale

LEGNAGO (VR). Nell’anno del centena rio dell’azienda Riello, che ha sede a Legnago ed è nata nel 1922, si è tenuto il “Family Day”. Una grande festa che ha visto circa 500 partecipanti tra familiari e dipenden ti (provenienti anche dalle sedi più lontane, di tutta Italia) che si sono raccolte nel parco dello stabilimento per un pomeriggio ricco di ricor

di, visite all’impianto, musica e cena a buffet.

All’evento dell’8 luglio non poteva mancare il gruppo “Avis Riello per la vita”, fondato nel 1958 e che oggi conta circa un centinaio di donatori. Grazie all’aiuto di alcuni volontari è stato allestito un gazebo informativo ricco di gadget, allo scopo di far emergere la bellez za del dono, la necessità di donare sangue e diffondere le informazioni utili affinché altri la voratori della Riello diventino avisini. La festa è riuscita al meglio e ha permesso all’attivo gruppo aziendale, con le parole e con i fatti, di farsi conoscere di più e di ben sperare per il futuro.

Federica Marastoni,

Capogruppo Avis Riello per la vita

Poco più di due mesi dopo, il 13 settem bre, Andrea Riello, imprenditore illuminato amatissimo da tutti i suoi dipendenti, è improvvisamente mancato. Era nella sua azien da, come sempre. Ci uniamo al lutto per una persona “aperta” e sicuramente sempre vi cina anche al Gruppo Avis Riello. Il direttore

DONO&VITA30 IMPRENDITORI E AVIS

Avis entra in azienda e alla “Carraro” di Campodarsego in 45 dicono “Sì”!

La solidarietà non conosce confini ed è capace di arrivare ovunque, anche all’interno di un’azienda. Alla Carraro Spa è accaduto qualcosa di straordinario: il 7% dei dipendenti della sede di Campodar sego, nel Padovano, ha aderito volentieri alla proposta di candidarsi come donatore del sangue, in aggiunta a quanti già lo fanno oggi.

Un invito che all’interno dello stabilimento produttivo è stato reso possibile grazie alla sensibilità dell’azienda e al notevole impegno dell’Avis comunale di Campodarsego, con il coordinamento di Avis provinciale di Padova e Avis regionale del Veneto.

I volontari della Comunale hanno allestito un punto informativo per fornire ai lavoratori e alle lavoratrici tutte le indicazioni sull’accesso alla donazione di sangue e plasma.

“Abbiamo riscontrato un interesse che è an dato ben oltre le nostre aspettative, con ben 45 adesioni alla donazione, un numero che nelle nostre manifestazioni mai è stato rag giunto - sottolinea Vanda Pradal, presidente dell’Avis regionale del Veneto.

“Quest’anno alla Carraro abbiamo scelto di coinvolgere ogni mese tutto il personale azien dale per sensibilizzare sui temi della Respon sabilità Sociale di Impresa, come l’ambiente, salute e sicurezza, l’uguaglianza, in coerenza con un percorso orientato a un modello di business sostenibile, sotto la guida del Chief CSR Officer Tomaso Carraro - evidenzia l’a zienda - per questo motivo, nella Giornata mondiale del donatore di sangue, celebrata lo scorso 14 giugno, abbiamo condotto un’ini ziativa rivolta al beneficio della comunità in cui siamo, coinvolgendo in primis tutte le persone che lavorano in azienda”.

Un’impresa nell’impresa. Il core business di Carraro è la produzione di trattori e sistemi di trasmissione di potenza per mezzi pesanti, in questa occasione il tema del “trasferimento di energia” è stato declinato al fianco di Avis.

“Donare il sangue dopotutto è esattamente fare questo - spiegano dalla Carraro Spa - nel la nostra sede principale a Campodarsego, abbiamo chiesto ad Avis di organizzare un info point, in cui degli esperti del settore fornissero

a tutti i dipendenti informazioni sull’importanza di donare il sangue, raccogliendo le eventuali promesse di donazione. Il tutto è stato poi re plicato nella nostra sede di Rovigo”.

Quindi negli altri siti aziendali italiani (a Ma niago e Poggiofiorito) ed esteri (in Cina, India e Argentina). “Durante la giornata abbiamo ca pito che c’è molta disinformazione e che una semplice attività di comunicazione, fatta da volontari competenti, può cambiare l’impatto sul territorio. Inoltre, aprendosi al dialogo, si ottengono risultati rilevanti, che possono fare la differenza e portare a un beneficio condivi so, aggiungono dalla Carraro.

La soddisfazione è confermata dalla presi dente Pradal: “Il brillante risultato è la dimo strazione di quanto sia im portante per Avis essere presente e aperta verso tutte le realtà del territorio che si dimostrano ricettive e attente alla solidarietà. Ringraziamo l’azienda Carraro per l’opportunità che ci ha dato e tutti i suoi dipendenti. Per questo speriamo di poter ripetere anche nei prossimi anni questa esperienza virtuo sa e di poterla estendere anche ad altre imprese della nostra realtà”.

Valentina Calzavara

In alto. L’info-point organizzato dall’Avis dentro lo stabilimento-sede della Carraro Spa. Sotto. Dipendenti dell’azienda firmano la propria “promessa di idoneità” per diventare donatori di sangue Avis.

313/2022

Avis Comunale Padova con i suoi volontari ha “presidiato” per tutta l’estate la lunga kermesse della comunità LGBTQ+. Contro ogni discriminazione.

Avis e la lunga festa “Pride Village”

PADOVA. Il gazebo colorato, i volontari all’opera, l’impegno a rendere la do nazione di sangue e plasma un gesto che unisce nel profondo la nostra comuni tà, sfatando pregiudizi e luoghi comuni. Con questo spirito l’Avis comunale di Padova ha presenziato quest’estate con il suo gazebo al Padova Pride Village. L’idea è nata per sfatare il mito che la comunità LGBTQI+ non possa donare sangue. Una fake news, per dirla con le parole dell’attualità, che rischia di creare discriminazione ed emarginazione, danneg giando lo spirito di servizio e il valore dell’al truismo che caratterizzano la nostra associa zione. Tante le persone che hanno raggiunto il nostro punto Avis per ricevere informazioni sulla donazione di sangue e plasma, nonché sulle regole che ne disciplinano l’accesso. Per prima cosa va detto che nel nostro Paese - da oltre trent’anni - i criteri di selezione ed esclusione per diventare donatore si basano sui comportamenti assunti e non sugli orienta menti sessuali. Chiunque può donare, sia esso eterosessuale o omosessuale, se il suo stile di vita è sano e in linea con i comportamenti che consentono di rimanere in salute. Era la prima volta che l’Avis comunale di Padova parteci pava al Pride Village e il risultato è stato dav vero incoraggiante. Per questo non possiamo che ringraziare gli organizzatori dell’evento: Federico Illesi e Alessandro Zan che hanno dimostrato vicinanza alla nostra associazione, lasciandoci fare degli interventi sul palco per parlare al pubblico, giovane e meno giovane,

dell’importanza di donare il sangue. I risulta ti non si sono fatti attendere. Molte persone in concomitanza dell’evento hanno iniziato a seguirci sulle pagine social e chiesto informa zioni per prenotare l’idoneità alla donazione. Un grazie anche a tutti i nostri rappresentanti dell’associazione che nelle varie serate erano presenti al gazebo, dal presidente Enrico Van De Castel al tesoriere (nonché direttore sani tario di Avis regionale Veneto ndr) dottor Gio vanni Lenzo, dal consigliere con delega alle parrocchie Antonio Bettuolo, al consigliere delegato alle scuole Federico Lenzo, sempre sostenuti da un fitto e prezioso gruppo di vo lontari. Manuel Gambetta

La sicurezza dipende dal comportamento di ciascuno, non dall’orientamento sessuale

La presenza dell’Avis al Pride Village di Padova è signi ficativa perché è importante ricordare che la sicurezza trasfusionale nasce dal comportamento di ciascuno di noi e non dall’orientamento sessuale.

La normativa Italiana prevede una sospensione di quat tro mesi al cambio partner sia essa/esso appartenente al nostro genere sia che sia di genere diverso, distin zione in questo senso significherebbe discriminazione che non è razionale. Purtroppo la norma non è uguale in tutto in mondo con nazioni dove l’intervallo di “sicurezza” è ridotto a tre mesi ed altre in cui arriva all’anno se non proprio a una impossibilità di donare in caso di rapporti con persone dello stesso sesso; anche in Eu

ropa non abbiamo raggiunto l’omogeneità.

Incidenti legati a trasmissione di malattie infettive sono in Italia oramai a zero da quasi sei lustri a significare che le metodiche messe in campo per la ricerca virale sono al massimo dell’efficienza e la selezione del Do natore fatta da personale dei centri trasfusionali e dai medici che operano nelle unità di raccolta Avis ha raggiunto standard di sicurezza ottimali, il decreto sangue del 2 novembre 2015 garantisce a tutti la possibilità di donare i sicurezza per se stessi e per gli ammalati che ricevono quotidianamente il sangue e gli emocompo nenti donati.

DONO&VITA32 CRONACHE ASSOCIATIVE
Dottor Giovanni Lenzo, direttore sanitario Avis regionale Veneto

Uniformi nel donare, 15ª edizione

TREVISO. Al Centro trasfusionale dell’o spedale Ca’ Foncello di Treviso è tor nata il 14 settembre l’iniziativa “Unifor mi nel donare”. Promossa dall’Avis provinciale di Treviso, in collaborazione con l’Ulss 2 Mar ca Trevigiana, ha chiamato a raccolta numero si operatori e operatrici delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, invitati a donare sangue o plasma (se già donatori), oppure ad avviare il percorso dell’idoneità per diventare donatori.

“Un ringraziamento al già vicequestore Claudio Di Paola, per aver coordinato l’inizia tiva - ha sottolineato Stefano Pontello, presi dente Avis provinciale - e a tutti coloro che hanno preso parte alla giornata, testimoniando con un gesto concreto l’attenzione a sostegno della pratica della donazione continua, quale prassi sociale per contribuire a salvare vite umane”.

Hanno aderito alla mattinata agenti, dirigenti e comandanti di Polizia di Stato, Penitenzia ria e Locale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, militari dell’Esercito, del 51° Stormo dell’Aeronautica di Istrana e Reparto manutenzione velivoli di Treviso

A dare il benvenuto ai presenti il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, Fran

cesco Benazzi, con la direttrice della Medici na trasfusionale di Treviso, Arianna Veronesi. “Uniformi nel donare è un momento di note vole rilevanza sociale - ha rimarcato Benazzi - che vede gli uomini e le donne delle Forze Armate e di Polizia al fianco di Ulss2 e Avis nella solidarietà e nella donazione, dando un esempio autorevole e significativo a tutta la comunità. Un merito ulteriore che si somma al lavoro che ogni giorno viene svolto per garan tire la sicurezza, il vivere civile e il rispetto della legalità a beneficio della collettività”.

Dalle Alpi al Po si promuove il dono anche nelle piazze

CASTION (BL). Per la tradizionale Sa gra del Campanot (dal 17 al 26 giu gno) la sezione Abvs di Castion ha realizzato una tovaglietta promozionale con cruciverba, labirinto e curiosità sulla donazio ne di sangue. I volontari hanno, inoltre, par tecipato alla cena dei coscritti, alla quale era presente anche il sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin, per spiegare la bellezza e il gesto del dono e invitarli a diventare donatori.

CENESELLI (RO). Notte magica anche quella di venerdì 22 luglio, dalla par te opposta sud del Veneto, in piazza Marconi a Ceneselli, per la prima edizione di Avis Sotto Le Stelle iniziata alle 20 e prose guita per ore. Questo grazie alla Comunale Avis Bruno Zaghini in collaborazione con Co mune, Sc Altopolesine, Pro Loco e altri enti, associazioni, pubblici esercizi. Presenti Prote zione Civile e Croce Azzurra Bergantino.

Traguardo: nata da un’idea in redazione e da un titolo su queste pagine, “Uniformi del donare” ha raggiunto ormai un bel traguardo, ripetendosi quasi ogni anno. In foto, da sinistra: Veronesi, Benazzi e Pontello fanno ala ai donatori in divisa.

333/2022

Decennale a Bassano per la Comunale, forse, più “giovane” del Veneto

come anno di costituzione.

I dieci anni della giovane Avis di Bassano

In alto. In basso il presidente di Avis Bassano in occasione della “Donazione in Rosa” del 25 novembre .

BASSANO DEL GRAPPA (VI). Dieci anni sempre in crescita. L’Avis Co munale di Bassano del Grappa ha fe steggiato il 4 settembre i suoi primi dieci anni di vita e attività! Con soddisfazione: dai 350 donatori di fine 2012 si è oggi a oltre 800, così come le donazioni che sono passate da 330 a un migliaio a fine 2021. “Molto bene anche i nuovi donatori passati dai 45 di dieci anni fa ai 200 del 2021 - spiega il presidente Giuseppe Sciessere - Molte le donne. Molti i giovani, e tra loro parecchi sono studenti che abbiamo incontrato nelle scuole che rappresentano senza dubbio il nostro primo, importante vi vaio di nuovi donatori”. Un aiuto in tal senso viene dal progetto “Bas sano Città del Dono” che mette insieme Avis, Fi das, Rds, Aido e Admo per promuovere il dono di sangue, organi, midol lo osseo e tessuti nelle scuole e tra la gente.

“Si collabora per il bene di chi ha bisogno, per i malati - conclu de Sciessere - insieme andiamo nelle scuole e

con Rds e Fidas siamo al Centro trasfusiona le dell’ospedale di Bassano dove ci turniamo nell’accoglienza dei donatori (Avis è al martedì) e nell’ufficio informazioni delle associazioni”.

Avis Bassano, che nel 2019 ha ospitato l’as semblea regionale di Avis Veneto, è nata nel 2011 come equiparata “Avis Santa Croce” (dal nome del quartiere in cui ha sede) e nel 2012 è stata inaugurata ufficialmente dal primo presi dente Giuseppe Zarpellon con madrina l’attri ce bassanese, donatrice, Monica Vallerini.

Per la città, la nascita di un’Avis ha rap presentato una sfida, da sempre a Bassano l’attività donazionale era promossa per lo più dall’Rds, Reparto Donatori sangue-Ana Alpini.

“Una realtà grande e sensibile come quella di Bassano non poteva non avere una sua Avis - continua Sciessere - Ci abbiamo provato con l’amico Zarpellon, che purtroppo ci ha lascia to durante il suo primo mandato. Oggi siamo contenti dei risultati”.

La festa del 4 settembre è stata un felice ritorno alla normalità, con l’attesa premiazio ne dei donatori (rinviata più volte a causa del virus). L’11 settembre Avis ha invece parteci pato alla marcia Biancoverde, mentre il 25 no vembre sarà alla “Giornata contro la violenza sulle donne” con la “Donazione in Rosa”.

Quando Avis è anche un Festival di musica e dono...

Avis al Parco in un Festival musicale di tre giorni a contattare tanti giovani.

CODOGNÈ (TV). Con tre giornate ric che di musica, cibo e divertimento, il Music Festival CJF ha radunato mi gliaia di giovani nel parco della Mela Cotogna. Nell’occasione l’Avis di Codognè, assieme ai volontari di Avis Fontanelle e Admo, ha ricor dato l’importanza del dono, sensibilizzando anche i più giovani.

Nelle serate del 7, 8 e 9 luglio, sono state raccolte una ventina di promesse, suddivise tra le varie Comunali del territorio. Il festival ha costituito anche un’importante occasione di incontro con la comunità locale, con i vo lontari presenti hanno potuto rispondere alle domande degli aspiranti donatori.

A destra. Il sorridente gazebo allestito da Avis Codogné per la tre-giorni musicale di luglio.

Questo ci ricorda quanto sia importante continuare a far parte di tali iniziative, per con solidare i legami con la popolazione e renderla più consapevole e impegnata socialmente.

DONO&VITA34 CRONACHE ASSOCIATIVE

I primi 40 anni, con libro, di Terrossa-Roncà

In verità erano già 42, gli anni festeggiati il 4 settembre scorso. Ma tant’è... il Covid aveva fermato tutto - anche il libro di sto ria redatto da Luca Zanetti e curato dal nostro direttore - e la festa è stata rimandata.

Dopo sfilata labari con banda di Gambel lara e S. Messa, durante il pranzo sociale sono state assegnate le benemerenze a 43 donatori. A consegnarle le autorità presenti: il nuovo presidente dell’Avis Comunale di Ter rossa-Roncà Massimo Magnaguagno (che ha sostituito Luca Zanetti), l’on. Roberto Turri a rappresentare il Comune, il vicepresidente Avis Regionale Giovanni Zamboni con i con siglieri Regionali Davide Del Negro e Alessan dro Viali, il vicepresidente provinciale Fiorenzo Zambelli, il vicepresidente di Adoces Giovanni Cacciatori e il direttore di Dono&Vita Beppe Castellano. Il libro è stato presentato dallo stesso Zanetti, attuale segretario Avis comu nale, per essere poi distribuito gratuitamente a tutti i presenti. Fra loro anche alcuni fra i fon datori o figli dei fondatori scomparsi e citati nelle 100 pagine della pubblicazione.

“L’idea di scrivere una “breve storia” dell’A vis di Terrossa e Roncà, costituita nel 1980, è nata circa 5 anni fa quando abbiamo constata to che non esisteva nulla di scritto - ha esordito Zanetti - così abbiamo iniziato a stendere una cronistoria di date, eventi, foto, con qualche difficoltà in quanto abbiamo trovato ben poco di scritto relativo ai primi anni. Abbiamo inizia to un lavoro di ricerca, di raccolta, organizza zione delle notizie e del materiale fotografico. Abbiamo iniziato a scrivere i testi associando foto e immagini, ma il lavoro era complesso, aveva bisogno di un sostegno professionale.

Ci quindi siamo affidati al direttore del perio dico regionale Avis Dono&Vita Beppe Castel lano, giornalista professionista. Ha curato la raccolta di documenti e foto, l’impaginazione, la parte grafica e il grande lavoro di fare, disfa re, modificare, correggere assieme.

Ci eravamo prefissi di concludere a fine 2020, per il 40° anniversario, ma la pandemia ha allungato i tempi”. Avis Terrossa-Roncà

In alto. Il Consiglio direttivo di Avis Terrossa-Roncà con il libro e, qui sopra, un momento della consegna delle benemerenze.

Dalla presidenza Abvs Belluno il saluto all’amico prezioso Antonio Orzes

Il 7 agosto abbiamo perso un altro prezioso consigliere provinciale Abvs. Antonio Orzes era arrivato in associazio ne all’inizio del 2009, non da donatore ma da amico.

Nel corso di questi quattordici anni ha con grande disponibilità messo a disposizione dell’Abvs la sua professionalità sempre con efficienza e ferma gentilezza.

Lo ricordiamo ai dirigenti Associativi Abvs e ai donatori che lo hanno conosciuto, grati del tempo che ci ha regalato.

Gina Bortot, presidente Abvs Belluno

3/2022 35

La 22ª Giornata provinciale del Donatore al Tempio è stata occasione per stilare un bilancio dei primi 8 mesi 2022. Il mese di luglio, con un +10% rispetto al luglio 2021 dà ossigeno all’isoperiodo.

Marca trevigiana in leggero recupero

Avis provinciale Treviso ha festeggiato il 4 settembre la sua 22esima “Giornata provinciale del donatore” al Tempio di Pianezze di Valdobbiadene, con le sue 89 Avis comunali e i numerosi dirigenti dell’associa zione a rappresentare gli oltre 33 mila iscritti nella nostra provincia.

“Il dono è il termometro del benessere di una società - ha esordito Stefano Pontello, presidente della Provinciale - questa giornata vuole essere un momento di incoraggiamen to rivolto ai presidenti delle Avis territoriali e a tutti i nostri donatori poiché, nonostante le difficoltà legate agli strascichi della pandemia e all’incertezza del presente, unendo le forze, possiamo guardare con fiducia al futuro, so stenendoci gli uni con gli altri”.

Intenso il programma della mattinata: alle 10.45 il ritrovo davanti al piazzale del Tempio e la formazione del corteo con i labari, quin di la Santa messa accompagnata dalle voci maschili del coro Contrà Camolli, poi il saluto delle autorità. Mentre nella vicina sala “Gomie ro” è stato possibile visitare la mostra “All of me – Con tutto me stesso”, allestita da Avis regionale e dedicata alla promozione della donazione di sangue, organi, tessuti, cellule e del volontariato in Veneto. La giornata ha dato modo di analizzare la situazione donazionale nella Marca. Nei primi otto mesi del 2022, l’A vis provinciale di Treviso ha registrato una rac colta pari a 26.109 unità (il 2021 si era chiuso con 46.662 unità di sangue complessive).

“L’andamento delle donazioni è in ripresa, ci sono segnali incoraggianti in tal senso - prose gue Pontello - I dati di fine luglio confermano che l’indice di donazione è cresciuto del 10% rispetto al luglio 2021, nel complesso invece si registra un -2,62% nell’isoperiodo 2021 e que sto ci conforta nella nostra azione, volta a col mare il gap che si era venuto a creare a inizio anno, a causa della recrudescenza del virus e della difficoltà permanente a reperire medici”.

Per sostenere la raccolta è stata avviata una campagna di ricerca di medici (possibilmen te in libera professione o dipendenti dell’Ulss) per poter dare risposta alla disponibilità di do nazione garantita dai volontari su tutto il ter ritorio trevigiano, in particolare, la domenica presso le Unità di raccolta sangue sparse nella nostra provincia. “I medici freschi di laurea che già stanno lavorando con noi, a partire da no vembre inizieranno a frequentare la Scuola di specialità e quindi stiamo sollecitando gli enti competenti per cercare nuovo personale - fa sapere l’Avis provinciale Treviso - in particola re per la raccolta domenicale delle varie artico lazioni che spesso sono attive con la presenza di un solo medico anziché due proprio per la carenza di organico”.

In tal senso, per evitare che la filiera del dono funzioni “a scartamento ridotto”, l’Avis provinciale di Treviso lancia un appello a tut ti i medici interessati a supportare la rete del dono contattando: e-mail avis@avisprovincia letreviso.it e tel. 0422 405077.

36 DONO&VITA
CRONACHE ASSOCIATIVE

E l’Ulss2 stanzia 500mila euro in più

Un investimento di mezzo milione di euro, oltre al budget normale annuo, per attirare medici anche nel setto re della medicina trasfusionale dell’Ulss2, far fronte alla forte carenza di personale sanitario e scongiurare chiusure o riduzione della rac colta nei Centri trasfusionali.

Lo ha annunciato il 25 settembre il diretto re del Dipartimento di Medicina trasfusionale dell’Ulss2 Marca trevigiana, dott.ssa Arianna Veronesi, dal palco del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto (Tv).

Intervenendo alla “Giornata del donatore” dell’Avis locale, la Veronesi ha risposto così alla lettera inviata durante l’estate dai sindaci della Castellana al direttore generale France sco Benazzi, per sollecitare una rapida solu zione al post pensionamento del dott. Renzo Risato, responsabile dei Ct di Castelfranco e Montebelluna, che dal 21 settembre vede una sola dottoressa a seguire entrambi i servizi.

A sollecitare i sindaci erano state, a monte, tutte insieme, le Avis di Castelfranco, Altivo le, San Vito, Castello di Godego, Loria, Riese Pio X, Vedelago e Resana preoccupate per la situazione che si stava venendo a creare. Preoccupazione manifestata dallo stesso dott. Risato, che di fronte ad una generosità dei do natori “mai vista prima”, teme un calo dell’o peratività dei due Trasfusionali.

“Nonostante covid, personale sempre più ridotto, chiusure parziali a Montebelluna, ora ri più scomodi, e logistica più difficile, quello che hanno dato i donatori della Castellana e del Montebellunese in questi due anni è incre dibile - ha spiegato - e questo trend va assolu tamente mantenuto”. A parlare sono i numeri: “la sola Avis di Castelfranco, ad esempio, nei primi otto mesi del 2022 ha incrementato del 13% la raccolta - ha spiegato il presidente della Comunale Bernardino Spaliviero - con un super incremento del 16% del plasma da plasmaferesi”.

Ora gli occhi sono puntati al nuovo concorso per medici, annunciato dalla dott.ssa Veronesi per il mese di ottobre. Con la speranza che non vada deserto. Speranza che nutre anche il presidente di Avis provinciale Treviso, Stefano Pontello, spiegando che in tutta la Marca tre vigiana Avis si è fatta carico di alcuni medici specializzandi per sopperire alla carenza di

medici, in attesa che qualcosa cambi in positi vo. Sempre più in positivo, intanto, ci si augu ra maturi l’attività di Ape-Avis per il progresso Ematologico, che sostiene la ricerca scientifi ca per la cura dell’emofilia. Proprio Pontello, dopo l’intervento della neo presidente di Ape Stefania Specia, ha annunciato dal palco del Teatro Accademico il sogno di allargare il nu mero di Avis aderenti dalle 32 attuali a tutte le 89 dell’Avis provinciale. M.R.

In alto. il palco al Teatro Accademico per la 67ª Giornata del donatore di Castelfranco Veneto

Centinaia di nuotatori allo IOWT di Peschiera

A vevano tutti le cuf fie di Avis regionale Veneto, il 25 settem bre, alla tappa dello IOWT (Italian Open Water Tour): il circuito di gare in 10 tappe in tutta Italia per nuotatori in acque libere. A presenziare alla manifestazione anche Avis Peschiera con un gaze bo e, fra i partecipanti, nella distanza dei 3 km, anche un atleta direttamente dall’Avis Regionale: Riccardo Trevi san, della Segreteria regionale. Riccardo nella categoria “natural” (che nuotavano senza muta, ma col solo costume da bagno) si è clas sificato 11°, 5° invece nella classifica “donatori”. Bravo!

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Nella foto a destra: il presidente Avis Marchioro e la vice sindaco Zattra per Monte di Malo; Sotto: il sindaco Marsetti, il vicepresidente Avis Cenzato e i consiglieri Tagliapietra e Pesavento per Malo.

A 30 anni dal “sangue” di Paolo Borsellino

MESTRE (VE). Avis ha un ruolo fon damentale nel terzo settore e nel volontariato e, rispettando questo compito, si impegna a diffondere solidarietà, diritti e cultura.

In quest’ottica, Avis comunale Mestre Mar ghera ha organizzato il 17 luglio, al teatro del parco Albanese a Mestre, lo spettacolo di teatro civile “57 Giorni, il conto alla rove scia di Paolo Borsellino” a 30 anni dalla sua scomparsa. Una coproduzione Barbamoccolo

s.c.s., con la regia di Michele Angrisani, dove l’attore Daniele Ferrari porta in scena un rac conto intimo che parla di tutti noi.

Dal pomeriggio del 23 maggio fino al 19 lu glio 1992, da Capaci a Via D’Amelio, è la voce di Antonio, unico sopravvissuto della scorta di Paolo Borsellino, a raccontare questa corsa contro il tempo. Gli eventi, ma anche le emo zioni degli agenti e del giudice. Cosa significa va essere vicino a Borsellino in quei 57 giorni?

Un viaggio nella memoria unito a una de scrizione dalle tinte noir di ciò che ha portato a quella strage, dei motivi taciuti e delle verità indicibili di quella stagione di sangue.

La risposta numerosa e positiva dei donatori è stata la conferma che la memoria va coltiva ta e che molti hanno valori importanti e solidi da trasmettere anche alle future generazioni.

L’apertura, insieme al presidente della Co munale Giorgio Brunello, ha visto la parteci pazione e la collaborazione di Libera Presidio Vittime dei Veleni del Petrolchimico Venezia e Terraferma e di don Nandino Capovilla che ha incitato tutti a non dimenticare, per decidere di non arretrare mai davanti alle ingiustizie.

Avis Malo e Monte di Malo “defibrillano” i due Comuni

MALO-MONTE DI MALO. Avis Malo/ Monte di Malo ha più volte dimo strato di avere a cuore i propri com paesani. Attiva nel territorio da più di 50 anni, promuove la donazione di sangue e plasma, ma anche sani principi di vita e la tutela della salute dei cittadini! Per questo ha donato due defibrillatori a ciascuno dei due comuni.

“Concretizziamo un’idea ma turata negli ultimi mesi - spiega il presidente Marchioro - avendo sa puto che alcune zone del territorio erano ancora scoperte di questi importanti strumenti, che in caso di necessità, possono salvare la vita”. Il primo defibrillatore è stato posizionato vicino alla biblioteca e alle scuole medie di Monte di Malo, l’altro in centro a Malo. Le due amministrazioni hanno ringra ziato l’Avis, che quest’anno è tor nata tra la gente con la sua festa.

“È grazie ai nostri soci che possiamo portare avanti tanti progetti, sono loro la nostra forza - continua Marchioro - A fine maggio siamo tornati a festeggiare con i nostri donatori e fa miliari durante il pranzo sociale. È stato bel lissimo potersi incontrare, dopo due anni così pesanti! Abbiamo partecipato, con entusia smo, anche alla prima gara dei carretti con discesa da Monte Pian e alla fiera del paese”.

Prossimi impegni: il nuovo diario per le elementari e medie (che viene donato da un decennio a tutti gli studenti dei due comuni), il sostegno a due eventi sportivi (dell’atletica Malo e dei podisti di Malo) e la partecipazione alla sagra di Malo.

DONO&VITA38 CRONACHE ASSOCIATIVE

Un libro per i bambini della primaria

R

OVIGO. “Quando le storie diventano doni” è il titolo del libro presentato questa estate alla Pescheria Nuova di Rovigo. Scritto da Sandra Trambaioli, con illu strazioni di Sofia Boccato, è destinato ai bam bini della scuola primaria, per parlare di Avis partendo dai concetti generali di volontariato e solidarietà per poi condurli alla riflessione dei valori del dono, dell’amore, dell’amicizia, dell’equità, della lealtà, della gratitudine, del perdono, della gentilezza, del rispetto…

Obiettivo è “gettare le basi” per formare futuri volontari e una buona società che pos sa avere un’attenzione responsabile verso il prossimo e chi ha bisogno, anche con la do nazione di sangue e plasma. Concetti sotto lineati alla presentazione dalla presidente di Avis provinciale Rovigo Barbara Garbellini, af fiancata dal presidente della Comunale Fran cesco Chiavilli.

Il libro realizzato nel 2019, grazie ad un per corso di co-progettazione sociale “area giova ni” sostenuto dal Centro servizi per il volon tariato di Rovigo, non era stato poi divulgato nelle scuole della provincia a causa del lungo periodo pandemico. Ora sarà quindi ripreso. Sandra Trambaioli ha spiegato che la sua sto ria di autrice è iniziata dalle esperienze di vo lontaria nella biblioteca del paese, con attività rivolte ai più piccoli, perché “Un adulto che legge un racconto ad un bambino, oltre alla voce, gli sta donando amore e tempo”.

Ha poi maturato il desiderio di far conoscere i valori ai bambini attraverso il loro linguaggio e ha confessato che scrivere per loro è una responsabilità non facile. I protagonisti sono

animali di una fattoria che vivono situazioni di comunità, come i reali contesti di vita dei no stri bambini. Sofia Boccato è la compagna di viaggio in questo progetto nel ruolo di illustra trice e in questa opera dice di essersi sentita libera di esprimersi.

La nuova tecnica usata per le immagini è stata messa a punto dalla stessa tramite l’u tilizzo di tipologie di carta diverse, materiali di riciclo, colori e materiale di vario genere (filo di canapa, cotone, rametti di alberi, stof fe, foglie). In sala era presente anche Virgilio Santato, presidente della Fon dazione per lo sviluppo del Polesine (che promuove “il Maggio Rodigino”) che ha definito il libro un tesoro ricco di semi da piantare.

L’assessore all’associazionismo Erika Alberghini si è congratulata sia per l’esempio di co-progettazione sia per il desiderio di trasmettere valori nella comunità per il bene della so cietà presente e futura. Luca Marcon, presidente del Csv Padova e Rovigo, ha sottolineato che Rovigo ha molti esempi di co-progettualità associa tive, detenendo, pertanto, un valore aggiunto da trasmettere alle vicine realtà provincia li. L’autrice ha incontrato alcune classi della scuola primaria “G. Sichirollo” di Rovigo, pronta a riprendere gli incontri nell’anno scola stico 2022-2023 assieme ad Avis.

In alto. La copertina del libro. Qui sopra. Il presidente del CSV Padova-Rovigo (e dell’Avis provinciale di Padova) Luca Marcon. A sinistra. Foto di gruppo di autrice, colaboratori e dirigenti Avis alla presentazione

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Un libro illustrato per “imparare” a essere volontari, non solo donatori, promosso da Avis provinciale e CSV di Padova-Rovigo.

Un Parco Avis dedicato ai bambini

ARSIERO (VI). Uno spazio per ricorda re l’importanza del dono del sangue e tutte le persone che hanno coltivato la cultura della solidarietà e l’apertura al prossi mo. Allestito in un comune di poco superiore ai 3 mila abitanti, ma che vanta ben 110 dona tori effettivi, tra cui il sindaco. È stato inaugu rato in via Nazioni Unite ad Arsiero, a giugno, il “Parco del donatore” realizzato con il contri buto dell’Avis comunale Schio -Altovicentino.

Si tratta di un’area attrezzata di circa 1200 metri quadrati vicina all’ex stazione, proprio dove inizia la pista ciclopedonale della vec chia ferrovia. La zona, quasi abbandonata, è

stata riqualificata soprattutto grazie all’impe gno dell’associazione Arma aeronautica, nu cleo Alto Astico-Posina, a cui è stata data in gestione.

“Il nostro pensiero è rivolto a tutti i donatori che ci hanno preceduto nel cammino che ci ha portati fino a qui e che non finisce con l’inau gurazione di questo parco - ha detto Silvano Destro, presidente dell’Avis Schio Altovicen tino - Ora ricominciamo un nuovo viaggio; la promozione del dono del sangue è una meta che ogni volta si sposta più avanti”.

All’inaugurazione sono intervenuti il segre tario dell’Avis regionale Veneto Cesare Meg giolaro e il presidente dell’Avis provinciale Vicenza Giovanni Vantin, rappresentanti dei gruppi dell’Alto Vicentino e di Santa Croce di Bassano, dell’associazione Arma aeronautica, dell’associazione carabinieri, del gruppo Alpini e degli artiglieri di Arsiero.

“Si è realizzato un progetto inseguito da anni – è intervenuta Donatella Sella, di Arsiero, segretaria dell’Avis Schio Altovicentino - che ci permette di dare il giusto riconoscimento all’impegno dei donatori del nostro comune. Tra questi Gastone Serafin, Valentino Lovato, Roberto Fabrello e Mario Rampon, membro del Direttivo, per il suo sostegno prezioso e generoso. Il mio desiderio più grande è che quanti visiteranno questo parco si chiedano anche solo per un attimo cos’è Avis”

Dopo che è stata scoperta la targa, la bene dizione del collaboratore pastorale don Nsen gimana Hormistas, con la recita della preghie ra del donatore, un breve intervallo musicale con la banda cittadina di Arsiero e consegna benemerenze a una decina di donatori.

“Questo momento significativo per la nostra comunità è la conclusione di un percorso che vuol essere la dimostrazione plastica di come la collaborazione generosa tra associazioni e amministrazione comunale sia possibile e per metta di raggiungere grandi risultati – ha detto il sindaco Cristina Meneghini - Abbiamo ac colto con grande entusiasmo questa iniziativa per il significato speciale che rappresenta e perché ci ha permesso di realizzare un angolo ricreativo per i bambini. Piace che uno spazio socialmente dedicato si colleghi ad un valore così elevato come la donazione del sangue”.

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CRONACHE ASSOCIATIVE
Bruno Cogo

Estate-autunno, le proposte Abvs

BELLUNO. Proseguono le proposte dell’Abvs provinciale per promuove re il dono del sangue e trovare nuovi donatori. L’iniziativa “Mongolfiere per dona re”, dopo gli appuntamenti estivi di Visome, Castion, Bribano e Prapavei di Sedico, torna per un’ultima tappa ad Auronzo di Cadore il 2 ottobre, dalle 15 alle 17, in occasione della Desmonteada.

Prosegue anche il tour dello spettacolo di teatro comico e di narrazione “Era tutta cam pagna” di Davide Stefanato e Jgor Barbazza. Dopo la tappa dell’8 luglio a Sitran e del 10 settembre a Sedico, il simpatico racconto sul la storia del Veneto e sul suo sviluppo negli ultimi decenni.

Con un breve inciso sul tema del dono del sangue, arriva il 22 ottobre a Longarone (al centro culturale “Parri” alle ore 20.45) e il 27 novembre a Castion (al teatro “San Gaetano”, in orario da definire). I volontari dell’associa zione saranno presenti alle varie iniziative per spiegare pregi e utilizzi della donazione di sangue e per raccontare e condividere la loro esperienza.

Aggiornamenti e informazioni su tutte le iniziative dell’Abvs sulla pagina Facebook “ABVS Provinciale”, telefonando allo 0437 27700 o scrivendo a info@abvs.it.

Fra i primi la sezione di Visome-Castoi

VISOME-CASTOI (BL). Sabato 4 giugno la sezione Abvs di Visome-Castoi ha organizzato una festa presso lo spazio Asd Pantera Rosa di Visome.

Il Duo G&G ha aperto la manifestazione con lo spettacolo “Le Gocce”, animazione che ha divertito bambini e adulti.

È seguito, quindi, il tanto atteso momento del volo vincolato in mongolfiera per far riflet tere i presenti sul dono del sangue e incenti vare la raccolta di “promesse di donazione”.

“Grazie alla collaborazione di molte perso ne - dicono soddisfatti dalla Sezione Abvs di Visome-Castoi - la manifestazione è stata un bel momento di aggregazione, oltre ad aver contribuito a diffondere la cultura del dono del sangue e, si spera, aver incrementato il nume ro di donatori”.

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Prima tappa dell’impresa di Maddalena e Antonio, avisini trentini, a Peschiera del Garda, accolti

locale Avis.

Trento-Roma: 800 Km in bici per la Pace

Sono partiti da Trento, destinazione Roma il 14 settembre e sono arrivati a Piazza San Pietro dopo otto tappe. Oltre ottocento km in bici, per due cognati appassionati di bicicletta e di volontariato. La prima tappa, unica in Veneto, di Maddalena Pagano (ben 102 le sue donazioni) e Antonio Izzo è stata a Peschiera del Garda.

Nelle foto.

Da sinistra a destra: la partenza da Trento, l’accoglienza a Peschiera del Garda, l’arrivo a Roma.

Qui hanno trovato ad accoglierli, nella piaz za del Municipio, gli amici dell’Avis locale e l’obiettivo della Redazione. Dopo aver fatto firmare le loro “bandiere della Pace” a tutti i presenti hanno trascorso la notte, dopo una cena con gli avisini arilicensi, per poi prose guire il loro viaggio la mattina dopo. Hanno attraversato poi l’Emilia Romagna, la Toscana e l’alto Lazio ovunque accolti e festeggiati da

tutte le Avis lungo il percorso della Via Franci gena, che dal Medioevo è simbolo di pellegri naggio verso “la Pace”. E non a caso l’arrivo a Roma era previsto per la Giornata interna zionale della Pace, istituita dall’Onu ogni anno il 21 settembre. E non a caso, oltre a diffon dere il concreto messaggio più “di pace” in assoluto, quello del dono del sangue, tramite la pagina facebook “Amici in bici” - dove po trete trovare tutte le tappe - ricorreva l’invito a sostenere il progetto “Donatori per la pace” di Avis nazionale (vedi pag. 18) oltre alla Lilt di Trento. Qui sotto le modalità per con tribuire, anche con “una goccia”

al “Run

Avis provinciale Treviso ha partecipato alla “Run For Children 2022” del 9 set tembre scorso. La manifestazio ne podistica, a scopo benefico e aperta a tutti, è stata organizzata da A.s.d. R4C per sostenere il progetto della Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i tumori) “Giocare in Corsia”.

Supporterà le Pediatrie degli ospedali di Treviso e Conegliano. Avis ha contribuito mettendo a di sposizione gratuitamente biglietto d’iscrizione e pettorale ai primi 100

Children

donatori che si presentavano al ga zebo Avis.

Con l’omaggio ai volontari, Avis provinciale di Treviso ha voluto rivol ger loro un sentito grazie per l’impe gno, il tempo, l’attenzione, lo spirito di servizio, il senso di solidarietà e responsabilità con cui partecipano al dono in tutte le sue declinazioni.

A cominciare dalla raccolta di sangue e plasma a sostegno dlle necessità dei malati, compresi ov viamente quelli più piccoli, ma con problemi più grandi della loro età.

DONO&VITA42
Sostieni Avis IBAN: IT49N0200801601000100736058 intestato ad AVIS Nazionale, con la causale “Donatori per la pace - amici in bici.” Sostieni LILT accoglienza adulti e bambini a Trento per le cure di protonterapia. Donazione su IBAN: IT65V0200801802000081400501 causale: amici in bici SPORT & AVIS
dalla
Avis Treviso
for
2022

Ariano in festa con lo sport per la scuola

A

RIANO (RO). Le Comunali Avis-Aido di Ariano Polesine hanno ricreato la collaborazione con le locali realtà del paese, l’Istituto comprensivo statale “J. Turol la”, il Gruppo giovani parrocchiale e l’Associa zione sportiva dilettantistica arianese calcio.

Ecco quindi un pomeriggio di sport e amici zia presso gli impianti sportivi. “La Partita del cuore” l’11 giu gno si è sviluppata con un mini torneo, formula semifinali e fi nali incrociate. La squadra for mata dai volontari Avis-Aido e il gruppo giovani parrocchiale hanno sfidato le squadre degli insegnanti-studenti dell’Isti tuto comprensivo di Ariano e Corbola e degli allenatori-gio catori dell’Asd Arianese.

Dopo la partita è stato orga nizzato un grande “terzo tem po”, in cui si è data la possibi lità a tutti di partecipare a un momento di convivialità. Gran de la collaborazione e lo spirito di partecipazione tra i compo nenti dei Direttivi Avis-Aido e lo staff dell’Asd Arianese che hanno unito forze e strutture.

Scopo dell’iniziativa, oltre al divertimento, è stato quello di raccogliere un’importante con

tributo da donare all’Istituto comprensivo di Ariano e Corbola per realizzare il nuovo diario/ libretto d’istituto per i ragazzi delle classi pri marie e secondarie di primo grado per l’anno scolastico 2022-2023. Per Avis e Aido è sta ta invece una bella occasione per raccogliere nuove iscrizioni di potenziali donatori.

A Sedico un 70° (anche) sulle due ruote

SEDICO (BL). Una biciclettata per pro muovere la donazione del sangue è l’iniziativa della Sezione Abvs di Se dico, che ha organizzato domenica 29 maggio un’escursione su due ruote in Valbelluna.

Il percorso ha attraversato i paesi della Si nistra e Destra Piave, in un anello che ha toc cato alcuni dei più bei borghi della zona, per un totale di circa 44 chilometri. I partecipanti hanno, inoltre, avuto l’occasione di visitare Vil la Tauro, un piccolo gioiello della zona.

L’escursione si inserisce nel ricco program ma della Sezione, che conta 300 donatori e ha appena celebrato i 70 anni dalla sua fon dazione.

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Fiaccola “attraversando” le Avis

Il Tempio del donatore di Pianezze di Val dobbiadene (Tv) è stato scelto dall’Avis di Seregno (Mb) per una singolare fiaccolata in occasione del suo 70simo anniversario. 290 chilometri a piedi e in bicicletta per tenere alta l’attenzione sul valore della donazione di san gue e plasma e sulla necessità che mai man chi a chi ha bisogno.

“Il Tempio racchiude in sé i valori dell’altrui smo, della fratellanza e della solidarietà - ci ha spiegato la presidente di Avis Seregno, Tina Tilelli - che sono la base del nostro impegno e della nostra scelta di aiutare il prossimo. Non potevamo che partire da qui. L’arrivo è stato al Monumento del donatore della nostra città.

Un percorso attraverso Veneto e Lombardia, con l’appoggio e l’accoglienza entusiasta delle Avis locali”.

Alla fiaccolata hanno partecipato 35 perso ne del Gruppo sportivo Seregno con logo Avis sulle maglie. Il via alle ore 7.30 del 3 settembre dal Tempio alla presenza della presidente Avis regionale Veneto Vanda Pradal, del vice pre sidente Avis provinciale Treviso Walter Tonon, del presidente Odv Tempio Gino Foffano, del presidente Avis comunale di Valdobbiadene Luigi Antonio Polegato, oltre ai rappresentanti di Avis e Comuni della zona.

“Che sia stato scelto il Tempio per la parten za di questa iniziativa ci fa molto piacere e ci

DONO&VITA44 SPORT & AVIS
Dal Tempio del donatore a Seregno attraversando il Veneto e la Lombardia, fra folle di “consorelle” e donatori avisini.

onora - sottolineano la Pradal e Foffano - per ché è il riconoscimento del valore del luogo, nel cui restauro abbiamo creduto molto e in molti. Momenti come questo ci permettono di farlo conoscere il più possibile e di tene re vivo ciò che rappresenta”. La fiaccola era stata accesa a Seregno venerdì 2 settembre e portata a Valdobbiadene in serata, dove la carovana dei partecipanti è stata accolta an che per la cena dalle Avis e dai sindaci di Val dobbiadene, Vidor e Moriago della Battaglia. Sabato 3 settembre la partenza e il passaggio a Pederobba, al Tempio di Possagno, a Pieve del Grappa, Borso del Grappa, al ponte degli Alpini di Bassano del Grappa (Vi), a Marostica, Vicenza, Soave (Vr) dove si sono aggiunti per un tratto di strada ciclisti e runner dell’Avis lo cale, in piazza Bra a Verona e al santuario della Madonna del Frassino a Peschiera del Garda. Domenica 4 settembre la fiaccola ha raggiun to Brescia, per poi proseguire fino a Coccaglio (Bs), dove è stata accolta dai rappresentanti di Avis comunale, regionale Lombardia e del Co mune. Dopo il passaggio a Trezzo sull’Adda, l’arrivo verso le 19.30 a Seregno, con spegni mento della fiaccola e festa.

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Procede il restauro del Crocefisso ligneo del XVI secolo. La cronaca della “cura” con due immagini. Dal FAI un video a restauro finito.

Il Cristo del XVI secolo torna per inizio 2023. In un video il restauro

Continuano le attività di restauro del crocifisso ligneo di Scuola Veneziana del XVI secolo del Tempio internazio nale del donatore di Pianezze di Valdobbiade ne, iniziate lo scorso marzo grazie al sostegno del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e di Intesa Sanpaolo, con il sostegno delle quattro sigle del dono Avis, Fidas, Aido, Fratres a diversi livelli territoriali.

A seguito delle analisi chimiche e raggi rx, che hanno identificato una sovrapposizione di diversi strati di ridipinture e preparazioni,

stese in epoche diverse da maestranze di verse, è iniziato il procedimento di pulitura e rimozione graduale per strati delle ridipinture sovrammesse, secondo le indicazioni della Soprintendenza di Venezia, Belluno, Treviso e Padova. Con l’operazione di pulitura è sta to rimosso l’abbondante sporco depositatosi sulle superfici dipinte. Sono stati fatti due di stinti passaggi, in sequenza: rimozione della polvere a secco con spugna cosmetica, poi con soluzione acquosa chelante a ph acido e conducibilità bassa isotonica paragonabile a quella della superficie. Successivamente, pri ma di procedere con la delicata fase di rimo zione selettiva degli strati di ridipintura, sono stati realizzati test preliminari in diversi punti dell’incarnato e del perizoma con miscele a polarità diverse. Sono stati utilizzati solventi in forma gelificata per esercitare in tempi protrat ti l’azione pulente sulla superficie, limitando la diffusione del solvente negli strati pittorici sottostanti. In alcuni punti si è proceduto con rifinitura meccanica con bisturi. Al momento, la fase di pulitura è giunta alla rimozione dei primi due strati per quanto riguarda l’incar nato (il colore chiaro superficiale di ridipintura composto principalmente da bianco di zinco, entrato in uso dal 1828, e lo strato di preparazione, un impasto di ter re naturali argillose in un legante organico di natura lipidica). Per il perizoma si sta arrivando per coe renza sullo stesso livello. Il prossimo passaggio sarà la valutazione dello stato di conservazione ulteriore del la natura sottostante, prima di pro cedere con la sua rimozione, che dovrebbe permettere di arrivare al colore originale.

L’affascinante fase di rimozione delle ridipinture è stata documen tata dal Fai attraverso delle riprese video, realizzate presso lo studio di restauro incaricato dell’attività. La conclusione dell’importante ope ra di restauro è prevista per inizio dell’anno 2023, per poter restituire alla collettività l’amato crocefisso.

DONO&VITA46 TEMPIO DEL DONATORE

Il Tempio ha ospitato per 15 giorni la mostra conclusiva di “All of me”

Ivolti del dono sono stati protagonisti al centro Gomiero, Tempio internazionale del donatore, in occasione della mostra “All of Me” che ha raccontato per tutta l’estate, attraverso fotografie e testimonianze, il ruolo imprescindibile del mondo del volontariato, e in particolare l’importanza della donazione di sangue, emocomponenti, organi, tessuti e cel lule per contribuire al benessere delle nostre comunità.

Attraverso l’esposizione si è voluto celebra re il momento conclusivo di un progetto più ampio, avviato a dicembre 2021 con la cam pagna social “Con tutto me stesso All of Me” per la promozione del dono che ha prodotto cento contenuti, coinvolgendo quindici testi monial con oltre 4 milioni di visualizzazioni dei loro messaggi. Grazie alla mostra, emozioni e testimonianze sono state “fissate su carta” e proposte attraverso una serie di pannelli espo sitivi che hanno approfondito le singole storie e i numeri del volontariato nella nostra regione.

Tra i presenti alla vernice di sabato 16 luglio il sindaco di Valdobbiadene Luciano Fregone se, le presidenti della Quinta Commissione del Consiglio Regionale e Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2, Sonia Brescacin e Paola Roma, il vicepresidente vicario di Avis nazionale con delega al Terzo Settore e al Servizio civile Fau sto Aguzzoni, e le testimonial Barbara Perpen ti, Alice Zampieron e Anna Bassani.

“Il progetto ha centrato l’obiettivo prefissato, andando a rafforzare la sensibilità e l’attenzio ne delle nostre comunità verso il dono in tut te le sue declinazioni, ponendo l’accento sul valore individuale e collettivo della solidarietà, sulla necessità di avere un Terzo Settore coeso e attento alle necessità che emergono da que sto nostro presente - ha detto la presidente di Avis regionale Vanda Pradal - Un doveroso rin graziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile la buona riuscita della campagna, a cominciare dalle associazioni partner, Regione Veneto e aziende sanitarie locali”.

Avis regionale è stata capofila dell’iniziativa con partner Admo Veneto, Aido Veneto, Fidas

Veneto, OdV Tempio del donatore, Avec As sociazione veneta per l’emofilia e le coagulo patie, Ape “Avis per il Progresso ematologi co”, Avlt Associazione veneta per la lotta alla talassemia, con il finanziamento di Regione Veneto, delle Ulss, Federsanità Veneto, Lagev e Proloco Valdob biadene. Durante l’inaugurazione della mostra sono stati premiati Cal cio Contea, Avis comunale Soave ed Enpa sezione Treviso, vincitori del concorso per le non-profit del Veneto.

“All of ha valo rizzato il potenzia le espresso delle realtà del Terzo Settore e la loro capacità di mettere insieme la solidarietà, dialogando con le istituzioni e gli Enti territoriali per fornire risposte concrete e necessarie - ha rimarcato Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità e al socialela mostra rappresenta un’opportunità per rin graziare i donatori e accrescere la cultura del dono”.

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In alto: la premiazione di Calcio Contea (Montebelluna) In basso: testimonial di “All of me” e presidenti nella foto ricordo.

Articles inside

Per 15 giorni la mostra conclusiva di “All for me” ospitata al Tempio

2min
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il cristo del XVI secolo torna al Tempio a inizio 2023. Video del restauro

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Ariano (RO) in festa per sport e scuola - Sedico (BL) 70° su due ruote

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Dal Tempio a Seregno una fiaccola “attraversando” le Avis

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Trento-Roma 800km in bici - Treviso al “Run forl Children”

2min
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Aattività Provinciali da Padova, Treviso, Castion (BL), Ceneselli (RO Bassano del Grappa (VI), Codogné (TV), Terrossa-Roncà (VR), Belluno, Ca- stelfranco Veneto (TV), Mestre, Malo-Monte di Malo (VI), Rovigo, Arsiero (VI) Visome-Castoi (BL)

25min
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Malcesine, Brenzone, Trimelone: un’Avis due comuni e “L’isola che c’è”

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Costruiamo assieme comunità solidali, da Nebbiù gli “attrezzi”

2min
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“Nuove stelle all’orizzonte”, Avis e Iusve Venezia: progetto comune

7min
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L’isola che non c’era, ora tornerà a “essere”

5min
pages 24-25

Una vita sempre più “virtuale, ma sempre più avulsa dalla realtà

3min
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Speranze per la cura dell’Emofilia dalle cellule staminali

7min
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“Donatori per la Pace” per Ucraina e Afghanistan

5min
pages 18-19

Il Veneto regge nonostante tutto, ma dalle parole ai fatti

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La riabilitazione dei “maltrattanti”, liberarsi dalle radici

5min
pages 10-11

Racconti di fatti ed esperienza, non solo Avis: Dono&Vita PAGINA DIRETTORE / Beppe Castellano /

2min
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Violenza, le tante facce: “Lo è pure usare parole sbagliate”

8min
pages 6-7

“Vecchie” e nuove forne di violenza

2min
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Calma e gesso, prima di scrivere. Ma anche dopo aver letto

3min
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Analfabeti emotivi, col maschilismo miscela esplosiva

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pages 12-13

I Centri antiviolenza in Veneto: dove rivolgersi

3min
pages 8-9

Vademecum di autodifesa, dal 1522 al... palmo della mano

3min
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